di Pietro Tonti
E’ il caso di svegliarsi e decidere di cosa fare della nostra vita nel Molise. L’appello non è alle istituzioni o alla politica, ma ai molisani artefici del cambiamento, qualora questo possa essere attuato per “volontà”.
L’estate che è oramai alle nostre spalle, ha dimostrato che di turismo si può vivere anche da noi. Ci voleva il Covid 19 e il ridottissimo indice di contagio nel Molise per dimostrarlo. Lo scarso rischio contagio ha condotto dal nord migliaia di visitatori in questa nostra terra, per farci avere la certezza che si può aprire una nuova era.
Lasciandoci il posto fisso alle spalle è il tempo di credere nelle potenzialità dell’ospitalità. E’ una questione di mentalità abbandonare l’inedia che accompagna la lenta agonia delle nostre città, le nostre aree interne e trasformarci in operatori del turismo. Non possiamo assistere inermi ad un treno che passa, si ferma e va via senza che nessuno salga a bordo.
L’opportunità c’è e in tanti si sono resi conto che è possibile anche nei piccoli comuni creare nuove attrazioni, nuove opportunità, inventarsi quindi una nuova imprenditoria. In seguito, solo in seguito vengono le istituzioni che devono seguire le indicazioni dei consorzi turistici, da stimolare, da creare per avere un’idea concreta di business.
Non possiamo assistere e solo criticare sui social, quando giungono pullman ad Isernia o nelle altre città e non trovano di domenica un bar aperto; oppure turisti spaesati senza alcun riferimento sui luoghi da visitare, costretti ad essere accompagnati da gente incontrata casualmente per strada, i quali si vestono da ciceroni e accompagnano nella visitazione dei principali luoghi di attrazione. Ed ancora, trovare i luoghi più importanti come l’abbazia di san Vincenzo al Volturno avvolta da erba alta due metri, e dalla cosiddetta “porcilaia” della struttura che contiene gli scavi, senza l’interesse di alcuno – escludendo Franco Valente – il quale evidenzia quotidianamente le storture di denari spesi negli anni senza un minimo di logica e, alcune opere come il museo di San Vincenzo al Volturno mai inaugurato, mai portato a termine per dare lustro alla nostra storia.
La colpa di tutto lo scempio perpetrato negli anni, non è solo degli amministratori o della politica è sicuramente dei molisani, non per il voto all’uno o all’altro colore politico nelle urne, no il problema da risolvere è quello dell’assistenzialismo ad oltranza, mentre i pochi che credono e continuano a credere nell’idea imprenditoriale, sono vessati, bistrattati, presi per matti e costretti a chiudere o fuggire. Abbiamo assistito nel corso dei lunghissimi anni a belle idee turistiche, partorite dalla mente di piccoli operatori e anche alla creazione di alcuni consorzi nell’alto Molise, naufragati nell’impossibilità di fare filiera, di contare per crescere, fino a quando si è abbandonata ogni velleità di fare business con l’incoming.
Oggi invece c’è la percezione che è possibile fare reddito con l’ospitalità, le istituzioni sono pronte per dare l’appoggio necessario allo sviluppo, non facciamo mancare la volontà di fare è il momento di un sussulto di orgoglio per non consentire ad altri di venire nel Molise e gestire le nostre ricchezze, perché questo accadrà. Cerchiamo di essere fieri di quello che abbiamo ereditato e di sfruttarlo per restare e crescere i nostri figli. E’ il momento di farlo senza indugi.