di Pietro Tonti
L’estate sta finendo, cantavano i Righeira nel tormentone estivo del 1985. Oggi 2020 con questo titolo ritorniamo nella proiezione dei nostri piccoli borghi che già si stanno svuotando, dopo un agosto di pieno generale, lasciando il Molise in quella solitudine paragonabile solo al vagabondare dell’unica goccia di sodio nell’acqua Lete.
Solitudine, desertificazione e spopolamento, nonostante la stagione inaspettata del provvidenziale Covid 19 nel Molise che ha determinato un flusso di visitatori insperati in luoghi inesplorati alle masse provenienti dal nord pandemico.
L’assenza o quasi di positivi e di malati di Covid in Molise, ha spinto migliaia di turisti del fine settimana a visitare i nostri piccoli borghi, i paesi e le città, alla ricerca di storia, cultura, tradizioni ed enogastronomia.
Tutti punti vincenti che hanno solo soddisfatto a metà i visitatori, basta guardare le recensioni su Trip Advisor dell’ospitalità in alberghi costieri di Campomarino, alcuni – non tutti fortunatamente- da sconsigliare, per pulizia, ospitalità e comodità, ma si rimedia con un mare incantevole, spiagge ampie e un ottimo distanziamento sociale.
L’interno del Molise, ancora ameno, addirittura senza cartelli da Isernia che evidenziano la direzione della costa molisana, lasciano l’imprinting di mistero nel visitatore, il quale senza l’ausilio di uno smart phone e di google maps sarebbe deviato chissà in qualche dirupo, come è già accaduto ai tifosi del Napoli che volevano raggiungere Castel Di Sangro qualche giorno fa.
Quisquilie, bazzecole per tanti amministratori locali, che gioiscono del turismo anti contagio molisano, accaparrandosi la paternità di tale flusso, grazie alle politiche del turismo messe in atto negli ultimi anni. Cosa che lascia allibiti cittadini e operatori commerciali che da altrettanti anni fuggono e chiudono senza rimedi e prospettive di sviluppo le loro attività.
Abbiamo assistito ad un’opportunità, abbiamo la percezione che di turismo si può vivere. Dalle inesplorate cascatelle dei nostri torrenti, ai laghi. Dai Monti al mare il Molise c’è, i molisani no. Quando viene un ospite rimane letteralmente incantato dal Molise, ma ritorna nella sua regione con la consapevolezza di un’impreparazione, di un pressapochismo nell’accoglienza, paragonabile ad un paese africano. Escludendo – ribadiamo – poche attività per il resto è improvvisazione, senza filiera, senza sinergie tra enti, associazioni, strutture statali e parastatali che dovrebbero comunicare, stimolare consorzi turistici inesistenti nel Molise interno; affrontare questa nuova opportunità vincente con sicurezza e competenza.
La regione ci sta provando con il Piano Strategico del Turismo, ma ci vorranno anni affinchè si formi una nuova mentalità, per il resto bisogna augurarsi che anche l’interesse mediatico internazionale sul Molise non sia un fuoco fatuo, proprio per l’impreparazione e la mancanza di cultura turistica, potremmo perdere un’opportunità, anzi potrebbe rivelarsi un effetto boomerang negativo, grazie alle recensioni web di chi è giunto in Molise.
Intanto, qualcosa bisogna pur fare per arrestare l’emorragia dello spopolamento e delle fughe all’estero dei molisani, giovani e meno giovani. E’ inconcepibile perdere 2.000 abitanti ogni anno. Con l’estate finita è il tempo dei bilanci, speriamo possa portare a nuovi concetti e si possa stimolare nuova imprenditoria nel segmento dell’incoming. Forza Molise, con volontà, talento e quel pizzico di fortuna che pare sia giunto inaspettato con il coronavirus a far comprendere che in questa terra si può restare, creare lavoro e mettere su famiglia. Si sa, la speranza è ultima a morire!