L’ANSA viene da 15 anni di crisi nel corso delle quali l’organico è stato di quasi la metà. Ora è in corso un piano di prepensionamenti dei poligrafici che a fine 2021 porterà il personale complessivo da 520 a circa 470 unità, con evidenti ricadute anche sul corpo redazionale. La struttura dell’agenzia però non è in sostanza cambiata: sono state ridotte le sedi estere e sono state mantenute tutte le sedi regionali, anche se con organici notevolmente ridotti. La conseguenza è che le sedi o i presidi periferici (estere e regionali) restano necessariamente chiusi per diversi giorni all’anno, con un notevole danno per l’informazione nazionale. Il blocco degli straordinari, la riduzione del budget per le missioni e per le domeniche, il taglio ai compensi dei collaboratori negli ultimi due anni hanno aggravato la situazione.
Negli anni i prodotti da realizzare sono aumentati, in minima parte realizzati da service esterni ma la gran parte sono realizzati dai giornalisti dell’ANSA, che come detto negli anni sono diminuiti di quasi la metà da circa 450 agli attuali 270. A differenza di altre aziende editoriali è complicato per l’ANSA dismettere parte della produzione per realizzare nuovi prodotti, perchè ci sono delle rigidità dovute alla necessità di realizzare il notiziario generale, continuando a seguire gli eventi. La redazione si è però fatta carico responsabilmente di realizzare tutti i prodotti commerciali e digitali, necessari a garantire la tenuta dei ricavi.
Ora siamo arrivati a un livello di non ritorno. I tagli proposti dall’azienda per far fronte alla crisi congiunturale metterebbero la redazione nell’impossibilità di operare. Con la cassa integrazione, da aggiungere alle ferie, alle corte e alle domeniche, nella seconda parte dell’anno abbiamo calcolato che i giornalisti lavorerebbero la metà del tempo, sostanzialmente per tre mesi. Anche riducendo la cassa al minimo la situazione di emergenza non cambierebbe, perché l’emergenza è già in atto in ANSA e con l’uscita dei poligrafici è destinata ad aumentare.
L’ANSA potrebbe essere un’azienda sana, perché macina ricavi sul fronte commerciale, dalla copertura degli eventi ai contratti di assistenza informativa con le imprese, che pur discostandosi dalla mission originale garantiscono la tenuta dell’agenzia. Abbiamo sempre dato atto all’amministratore delegato dell’impegno su questo fronte. A determinare il calo del fatturato negli anni è stata la riduzione continua delle convenzioni pubbliche (nazionali e regionali), che ora ammontano a 18 milioni rappresentando il 26% del fatturato complessivo e i continui tagli dei canoni che i soci pagano in funzione delle copie vendute (una condizione inaccettabile in epoca di passaggio al digitale). I soci contribuiscono ormai per il 10% del fatturato (circa 7 milioni) e il trend e ancora in diminuzione. Nel 2019, ad esempio, il taglio è stato di oltre due milioni. A fronte di questa riduzione, sono aumentati nel corso degli ultimi anni i servizi che l’ANSA realizza per loro. In particolare, l’agenzia realizza da tre anni le pagine nazionali dei quotidiani regionali. Da un lato aumentano i servizi per i soci e dall’altro l’ANSA fa fatica a spiccare il volo, perché alcune delle attività che svolge, in particolare quelle sul digitale, confliggono con quelle dei soci.
Per questo chiediamo ai soci editori di farsi carico della situazione. Comprendiamo che alcuni gruppi sono in grave difficoltà, ma questo non li esime dall’affrontare problemi di tenuta della cooperativa e dell’operatività dell’agenzia. Crediamo sia indispensabile interrompere la politica dei tagli dei canoni e avviare con decisione una fase di investimenti per l’agenzia. Da qui nasce la richiesta all’ad di trovare strade alternative al taglio del costo del lavoro in questa fase, portando parte delle perdite all’anno prossimo, coprendole con i risparmi garantiti dal piano di prepensianamenti dei poligrafici. E’ una situazione straordinaria che richiede soluzioni straordinarie.
La nostra contrarietà alla cassa integrazione non è certamente ideologica. Ci rendiamo conto che è una fase molto complicata per tutte le aziende, ma L’ANSA non può essere paragonata alle altre aziende editoriali, sarebbe un grave errore farlo perché è la base dell’informazione nazionale, svolge un servizio pubblico, ed ha, come detto, una struttura articolata e rigidità legate alla produzione. Inoltre, la cassa integrazione è pienamente giustificata nelle aziende nelle quali il lavoro è diminuito in questa fase, condizione che non si verifica certo all’ANSA. Il cdr è sempre pronto al confronto con l’azienda e sappiamo che è interesse di tutti trovare un accordo. In uno degli ultimi incontri abbiamo cercato di capire se c’erano le condizioni per aprire una trattativa per poi proporre all’assemblea una piattaforma. Abbiamo spiegato che al momento la gran parte della redazione ci invita a non sederci al tavolo, proprio perché esasperata da questi anni di crisi, e resta ad oggi fermamente contraria a nuovi tagli. Abbiamo deciso comunque di tentare di proporre un percorso ai colleghi, chiedendo all’azienda di avviare la trattativa partendo dalle garanzie per il futuro. E’ molto pericoloso, secondo noi dichiarare esuberi (anche se convenzionali) in questa fase perché passerebbe il principio che possiamo realizzare gli stessi prodotti con meno risorse.
Chiediamo, per questo, garanzie di tenuta dell’organico giornalistico. E’ un discorso che abbiamo già avviato con l’amministratore delegato, che ha portato alla concessione di due contratti a termine, che sono del tutto insufficienti ma che andrebbero comunque stabilizzati. In ANSA ci sono oltre 100 collaboratori. La metà sono di fatto precari che lavorano con l’agenzia da molti anni. Almeno 15 hanno un rapporto che dura da dai 10 ai 20 anni e svolgono un lavoro essenziale per la produzione. Riteniamo inaccettabile che questo tema non venga affrontato dalla prima agenzia italiana, che dovrebbe anche essere esempio per il resto dell’informazione. Riteniamo anche che vadano garantiti investimenti per il futuro e riconoscimenti alla redazione per il lavoro che è stato compiuto in questi anni ed in particolare nell’ultimo difficilissimo periodo. Solo questo può far sì che la redazione accetti di proseguire con l’azienda un percorso condiviso per i prossimi anni.
L’ad, pur venendo incontro a parte delle nostre richieste, in particolare relative al taglio dei collaboratori, ci ha spiegato che rispondere a queste nostre richieste per il 2021 al momento non è possibile e che occorre attendere la prossima riunione del cda in autunno. Da qui la nostra decisione di scioperare per un giorno, che, come spiegato all’ad, non è stato un gesto di rottura come abbiamo chiarito nel comunicato, ma per rimarcare le distanze tra le parti. Una reazione quasi obbligata a fronte un pacchetto di 10 giorni di sciopero. A ciò è seguito un comunicato aziendale, nel quale si sottolineava la sorpresa per l’indisponibilità della redazione a fare sacrifici, che abbiamo ritenuto offensivo e certamente non favorevole al dialogo tra le parti.
In una recente lettera e nell’ultima nota abbiamo lanciato un appello, oltre ai soci editori, anche alle istituzioni e alle forze politiche. Il cdr non ha mai voluto svolgere un lavoro di lobbying, che sarebbe improprio, ma ha fatto appello perché si garantiscano risorse in una fase delicata come questa. Tutelare l’informazione primaria in questa fase, soprattutto l’ANSA che ha avuto i peggiori danni tra le agenzie dalla situazione emergenziale, sarebbe in linea con l’importante percorso intrapreso dal governo nella lotta alle fake news. Apprezziamo molto la sua attenzione alle sorti dell’agenzia e il suo impegno nello studiare soluzioni alternative al sistema delle gare.
L’informazione primaria in Italia ha un assetto diverso dagli altri grandi paesi. Normalmente esiste una grande agenzia funzionale al sistema paese, in genere pubblica, ma a volte privata o anche organizzata in forma di cooperativa. La forma cooperativa coinvolge però tutto il sistema dei media, non solo la parte debole. La presenza di più agenzie garantisce maggior pluralismo, ma condanna le agenzie al nanismo, impedendole di presidiare il territorio come necessario per garantire una copertura completa degli avvenimenti. Riteniamo non più eludibile l’avvio di un percorso che porti alla stabilizzazione dell’agenzia, che coinvolga i soci e il governo, e al quale contiamo di poter dare il nostro contribut