Clamore e polemiche per il piano sociale portato in consiglio regionale dall’assessore mazzuto il 3 marzo scorso nel tentativo di farlo approvare a maggioranza, ma di fatto respinto al mittente sia dalle minoranze che da numerosi consiglieri di maggioranza. L’assessore al ramo accusato di aver copiato e incollato il vecchio Piano sociale del governo frattura, non in linea con le esigenze che sono mutate negli ultimi anni. Ed è l’intervento del Segretario della IV Commissione – Servizi sociali Gianluca Cefaratti Orgoglio Molise, che rileva un piano fatto senza coraggio e senza porre attenzione ad un contesto che è cambiato.
Quello giunto in Aula – spiegano i pentastellati – è un documento arrivato in ritardo e che non recepisce gli input degli Ambiti territoriali sociali. Nel Piano manca la necessaria integrazione in tutti i settori, ad esempio quella con le politiche agricole, senza la quale non si può attuare la tanto decantata programmazione integrata prevedendo uno sviluppo rurale di carattere sociale. Nel Piano non vi è neanche alcun riferimento alla Strategia nazionale delle aree interne, che tra le tante cose supporta la cosiddetta ‘mobilità a chiamata’ per gli anziani disabili. Non vi è alcun riferimento al Piano regionale dello sport, non vi è alcun riferimento ai minori e non sono previste risorse in merito. Manca, inoltre, l’integrazione socio-sanitaria, come segnalato sia in IV Commissione sia dal Tavolo del partenariato. Ma anche il metodo è da contestare. Il Piano è stato inviato per le valutazioni ad agosto 2019, quindi la Commissione ha lavorato con ritardo impedendo ai componenti di entrare nel merito dei contenuti. Inoltre è mancato il tempo di consultare gli Ambiti sociali che pure avevano sollevato preoccupazioni. Un esempio per tutti: l’Ambito di Agnone ha messo nero su bianco un “servizio assistenza sociale disabili inefficace e inefficiente”. Ma il dibattito in Commissione è stato bloccato”.
“Il Piano, poi – continuano i 5 Stelle -, è privo degli indicatori di verifica, quindi mancano gli obbiettivi da raggiungere e non prevede risorse per i minori ospiti dei presidi residenziali: a fine 2018 erano 164, tutti a carico dei Comuni. A questo aggiungiamo un Fondo per la non autosufficienza inadeguato a rispondere ai reali bisogni dei cittadini. Riteniamo inadeguati i fondi tanto per i disabili quanto per gli anziani. A tutto questo, aggiungiamo altri aspetti. Ad esempio la Regione ancora non si è dotata di una Consulta per le Politiche sociali. Inoltre sembra sparita nel nulla la gara da 50 milioni di euro per l’affidamento dei servizi di assistenza domiciliare integrata. Intanto i Comuni sono in attesa di attuare i programmi, gli affidamenti stanno scadendo e tanti molisani rischiano di restare senza i servizi territoriali minimi, ma dovranno attendere ancora. Il tutto, a causa delle lotte interne alla maggioranza”.
Di Diverso avviso è la Consigliera regionale Mena Calenda che senza mezzi termini afferma che non si tratta di un copia incolla, il Piano Sociale è stato necessariamente mutuato dal precedente in quanto, non essendoci risorse economiche sui capitoli di spesa, non vi è la possibilità di programmare altro oltre quello che è l’esistente. Calenda chiede ai detrattori di tale piano di analizzare bene la situazione finanziaria sul sociale, attendendo, magari che da qualche assessorato dove vi è capienza di spesa, possano essere destinate delle somme proprio ai capitoli del Piano Sociale.
Mazzuto avrà ancora diversi giorni per approntare modifiche sostanziali al Piano Sociale, le quali necessitano di finanziamenti certi, altrimenti tutto resterà come prima. L’unica certezza è la condivisione del piano di Mazzuto anche dalla Calenda, non si tratta di un avvicinamento politico, dopo i noti dissapori e la distanza della Consigliera dalla Lega, ma di una concreta valutazione del momento su una problematica reale. Il Piano Sociale, sarà riportato in aula il prossimo 17 marzo per una ulteriore valutazione.