Sono anni che denunciamo la carenza di personale sanitario nel nostro Paese, rispetto alle reali esigenze assistenziali dei cittadini e alla luce della emergenza legata al Covid-19 queste inefficienze strutturali potrebbero venire a galla. Infatti, in questa circostanza evidenziamo una disomogenea applicazione dei protocolli tra Regioni.
Così la Segretaria generale della UIL Molise, Tecla Boccardo.
Un settore che, pur avendo subito pesanti tagli negli ultimi anni, si regge grazie allo spirito di sacrificio e all’abnegazione dei pochi medici, infermieri, OSS e di tutto il personale sanitario che continua a garantire altissima qualità, senza veder riconosciuto, da anni, la sua competenza e professionalità. Personale che non merita solo un riconoscimento “morale” e del quale non dobbiamo ricordarci soltanto nei casi di emergenza.
E proprio in questa fase “organizzativa straordinaria”, al fine di prevenire il rischio del contagio nelle strutture sanitarie, mettendo a rischio la continuità delle prestazioni è necessario garantire ai lavoratori adeguate scorte di dispositivi di sicurezza individuali e la sanificazione continua dei luoghi di lavoro.
Venendo alle questioni specifiche, proprio le carenze di posti letto e di personale potrebbero mostrare alcuni limiti strutturali.
Infatti, ai posti letto di terapia intensiva e malattie infettive normalmente destinati alle altre patologie, vanno aggiunti quelli da destinare all’emergenza coronavirus con le prevedibili difficoltà sia logistiche sia di personale, anche a seguito dei pensionamenti ordinari e di “Quota 100”.
Si accentuano, poi, le difficoltà dovute al deficit di medici specialisti e qualificati in alcuni reparti, come nella terapia intensiva, nell’attesa che vengano espletate le procedure concorsuali. Bene allora la richiesta alle strutture private di mettere a disposizione posti letto per fronteggiare le eventuali necessità.
E assieme al personale sanitario, prosegue la sindacalista, non dimentichiamo i tanti lavoratori amministrativi che quotidianamente operano nelle strutture a cui vanno garantiti dispositivi di protezione.
Ancora registriamo negli ospedali, nei CUP, negli ambulatori e in particolare nei punti di prelievo, così come in alcuni uffici pubblici, aggregazioni di molti utenti che non permettono di rispettare le distanze prescritte, pur se siamo consapevoli della difficoltà di far adottare simili regole.
Ma tutti dobbiamo impegnarci per fare in modo di limitare la diffusione del Virus.
Le azioni fin ora messe in campo stanno funzionando, ma occorre impegnarci insieme al fine di contenere la diffusione del virus, rispettando le prossime indicazioni provenienti dal Ministero della Salute, con nuove e incisive azioni da portare avanti.
Apprezziamo la reazione locale e le misure messe in campo dalla Regione, dalla Protezione Civile, dai Sindaci, dalle scuole, dai titolari di locali pubblici e l’impegno dei cittadini per ridurre i contagi.
Un Paese che resiste e un Paese unito lo si misura soprattutto in questi momenti.