di Domenico Angelone
Pomo della discordia per la tenuta della maggioranza di governo regionale è la Lega di Salvini. Oramai il dado è tratto e il presidente Toma dovrà osare nell’attraversare il Rubicone e dichiarare avanti col carro, anzi con il carroccio. Non prima di fine settimana il Presidente dovrà maturare una decisione che non può rinviare alle calende greche, l’esonero di Mazzuto dalla Giunta in una Lega che non lega nessuno in Consiglio regionale è un atto scontato, atteso che si riversa su Toma come l’estremo esecutore, il giudice in un processo in cui imputati sono il movimento salviniano e le scelte sciagurate del recente passato.
Salvini ha voluto Mazzuto in Giunta da esterno, ha espulso Romagnuolo e Calenda, facendo venir meno la sicurezza di una maggioranza di appoggio al Presidente e la rappresentatività della Lega in Consiglio.
Se si vuole proseguire con l’azione amministrativa Mazzuto deve essere condannato al sacrificio. Il 2020 per l’ex coordinatore della Lega in Molise è un anno bisestile che si rivela subito funesto, estromesso dalla Giunta e anche dal ruolo di Coordinatore regionale dall’On. Colla, rischia di distruggere tutto quello che ha costruito in questi anni.
Cosa potrebbe accadere? Con un colpo di reni potrebbe esserci una mediazione diretta dei vertici del carroccio per ripristinare i vecchi accordi stracciati dalla sera alla mattina con Romagnuolo e Calenda per lesa maestà, dopo la decisione di volere a tutti i costi Mazzuto in Giunta.
Ognuno dovrebbe fare un passo indietro, accettare le proprie colpe, per permettere alle due consigliere elette nella Lega di rientrare nei ranghi. Questo certamente non è un problema di Toma, lo è del movimento di Salvini.
Se si vuole una rappresentanza concreta che imiti le altre regioni – come affermava Jari Colla- questa appare l’unica soluzione sostenibile. Una certa mediazione parrebbe già ci sia stata per un eventuale rientro da parte della Calenda e della Romagnuolo nel primo governo Conte, non sarebbero escluse telefonate a Milano di disponibilità, ma poi la trattativa saltò per il crollo del governo gialloverde ad opera di Salvini. Ora potrebbe rivelarsi propizio un nuovo accordo, ma non sappiamo quanto la Lega abbia in serbo quella umiltà politica da ammettere i propri errori e la volontà di ridare alle consigliere elette il maltolto.
Dalla lettera del coordinatore lombardo a Toma per indurlo a non esonerare Mazzuto, non si intravvede un ravvedimento, “Romagnuolo non è della Lega” afferma senza mezzi termini. Intanto, il presidnete comunque sarà blindato nella sua maggioranza nella scelta più probabile, quella di sostituire Mazzuto con Aida Romagnuolo in Giunta. L’avvento di Domenico Ciccarella in Consiglio regionale, primo dei non eletti nella Lega, sarebbe una mossa da scacco matto ai detrattori dell’attuale esecutivo. Ciccarella da buon centurione non potrà che garantire la maggioranza nelle decisioni di voto importanti e Toma andrà avanti con il suo carro fino alla fine del suo mandato.