di Claudia Mistichelli
C’è un’arte che riesce bene a tutti, o quasi. E’ quella di essere accondiscendenti, per semplice simpatia o per un favore.
Spesso si passa da un profilo all’altro, in un nano secondo e, dal semplice mi piace o commento accorato, si arriva a denigrare chicchessia, pur di mettersi in vista. La cosa divertente di Facebook, sono le foto e i pensieri personali pubblicati.
A volte si raccontano storie d’amore, di amicizia, di famiglia o di lavoro. Insomma, in alcuni casi, con grande precisione si ha la cronologia dei fatti, delle discussioni, delle delusioni, dei problemi e della vita che scorre.
Ma, la cosa curiosa, è quando qualcuno passa a miglior vita. Spesso ci si stupisce che il primo pensiero possa essere quello di scrivere su un social network la morte di un parente o un congiunto, ma giustamente, ognuno fa come gli pare.
La cosa strana, però, è quando (presunti) amici condividono sulle bacheche personali, nomi e foto di qualsiasi sfortunato/a, sovente con frasi struggenti o di elogio, anche se fino al giorno prima se le erano cantate di santa ragione.
Invece, se muore un personaggio conosciuto o in vista, si crea una sorta di catena di Sant’Antonio, condividendo foto del defunto a rotta di collo. Sembra quasi che esistano fotografi seriali che, in attesa di questo evento, si facciano fotografie con chiunque (da vivi).
Magari mantenendole ben conservate in un cassetto e pronti a pubblicarle…alla prima occasione.