Tra attacchi, contrattacchi, ripensamenti e miracoli annunciati, ai molisani appare sempre più chiaro che il problema della sanità si risolve solo affrontando la questione con il governo nazionale pretendendo da questo risposte convincenti ed adeguate.
Il famigerato tavolo tecnico, con il quale io personalmente non sono mai andato d’accordo, in una logica di becero burocratismo ha sempre preteso la chiusura di tutto e subito, soprattutto su carta, senza preoccuparsi delle ricadute negative sulla popolazione ed imponendo per giunta non solo l’aumento delle tasse di dubbia legittimità costituzionale ma anche il blocco del turn over degno della Repubblica delle banane. E’ a Roma che occorre far capire con tutta la determinazione necessaria che i 136 Comuni molisani hanno diritto ad una sanità degna del terzo millennio. Ottanta milioni di euro l’anno per la mobilità passiva sono il segno di una malattia grave, soprattutto quando lo squilibrio denunciato pari a 4/5 milioni su 570 circa del Fondo Nazionale fanno dire al Tavolo Tecnico che occorre ancora bloccare il turn over ed aumentare le tasse ai molisani. Per avere una sanità degna di tale nome è necessario un programma serio e di lunga durata perché qualunque azienda che si rispetti, pubblica o privata che sia, ha bisogno di programmare nel tempo, ha bisogno di grandi investimenti anche per razionalizzare il proprio sistema.
Quello che ancor più dispiace oggi è assistere al fatto che anche il così detto governo del cambiamento, in sanità, non ha cambiato una virgola: i personaggi burocrati sono gli stessi, la logica ragionieristica è la stessa, le conseguenze sono sempre le stesse.
Il problema della sanità molisana non sono i commissari anzi, quelli attuali sono persone capaci e perbene inviati in Molise ad eseguire gli ordini provenienti da Roma su suggerimento del tavolo tecnico.
Per questo motivo non posso condividere le operazioni di distrazioni di massa che accusano i commissari di assumere decisioni sbagliate. Loro eseguono decisioni sbagliate.
Per questo motivo chiedo a Toma di aprire una discussione franca in Consiglio regionale anche a supporto dell’azione che i sindaci del Basso Molise vogliono intraprendere coinvolgendo il presidente della Repubblica Mattarella. Un’azione, quella dei primi cittadini interessati dalla chiusura del reparto nascite del San Timoteo, che dovrebbe essere sostenuta attivamente dai sindaci di tutti i 136 Comuni molisani a difesa della sanità regionale.
A noi rappresentanti regionali spetta il compito di approfondire l’argomento nella opportuna sede istituzionale anche utilizzando la residua legittimazione costituzionale che ancora ci appartiene. Richiesta questa che sto portando avanti da sette lunghi anni ma che è sempre rimasta inascoltata dal presidente di turno.
Intanto dico che è ora di dire basta e, se si organizzasse un VAFFA collettivo contro questi burocrati, starei in prima linea al fianco e in difesa della sanità regionale. L’ho fatto da solo quando ero commissario, lo farei ancor di più oggi che i cittadini stanno capendo come stanno veramente le cose.
Michele Iorio