di Redazione
Abbiamo assistito in questi due giorni a proclami di vittoria, a silenzi di sconfitta dei massimi esponenti provinciali e regionali, dopo le elezioni del Consiglio Provinciale pentro. Elezioni di secondo livello che in fatto di rappresentatività, coinvolgimento dei cittadini e interesse generale, si possono paragonale a un concerto, dove l’orchestra allineata con i musicisti in un grande auditorium ha come ascoltatori solo gli stessi esecutori.
In un contesto in cui la politica è divenuta per legge dello Stato autoreferenziale escludendo i cittadini dalle elezioni dirette dei propri rappresentanti provinciali, su un ente svilito, mortificato nelle facoltà esecutive, certamente non aiuta la già devastante, continua emorragia della popolazione che di politica non ne vuole proprio sentire parlare.
Ad ogni elezione è sempre peggio, che siano esse comunali, regionali o politiche, oramai meno del 50% degli aventi diritto si recano alle urne, spesso trascinati dai candidati, altrimenti anche quella fetta di popolazione che reputa ancora un dovere civico il diritto al voto, farebbe volentieri a meno di esprimere una preferenza.
Quindi, le beatitudini della destra in questo contesto di vittoria effimera alle provinciali, potevano essere risparmiate. Il carro “destrorso” di alcuni consiglieri comunali votati al potere, fuori da ogni ragionevole dubbio, ha fatto la differenza. Ove il vento pentastellato e salviniano spira nella giusta direzione, i topi della politica saltano dalla nave che affonda con un balzo lesto, si ritrovano sul ponte di quella che viaggia in mare aperto diretta verso la vittoria.
Furbetti e mestieranti, mezze tacche e scafati della politica attiva, tutti rappresentanti di se stessi in questo contesto provinciale, dove accordi sottobanco e plateali sono solo tra addetti ai lavori, si trovano ad amministrare e programmare, senza che i cittadini abbiano il minimo interesse nelle loro azioni.
La Legge “sinistra”del Rio n.56 del 7 aprile 2014 declassando le elezioni provinciali, svilendo enti di fondamentale importanza per i territori italiani, più delle stesse regioni, ha prodotto profondi danni, sia di gestione diretta dei territori, per il taglio dei trasferimenti, sia di rappresentatività.
L’eredità di decisioni assurde e ancora “sinistre” sotto l’egida dei tagli, del patto di stabilità dettato da un’Europa lontana dalle esigenze dei cittadini e dei territori, la paghiamo oggi, con l’unica speranza che il nuovo vento politico possa ricondurre a ragionevoli decisioni e porre – come è giusto che sia – i cittadini prima della politica e degli interessi dei partiti.