Tanto rumore per nulla. Resto basita e senza parole per quanto sta accadendo ai dializzati della provincia di Isernia. Da domani molti di loro non sapranno come raggiungere gli ospedali per sottoporsi alle cure. Una situazione figlia della volontà di anteporre logiche economiche alla salute dei nostri concittadini. Solo così può essere letta la decisione, presa lo scorso dicembre dall’Asrem, di non prorogare il servizio di trasporto gratuito per i dializzati della provincia di Isernia, affidato alla Cooperativa Css.
Mi chiedo se la vita di una persona valga più di un pareggio di bilancio. Sono mesi che riceviamo da parte dell’Azienda Sanitaria la stessa risposta: per i dializzati c’è un rimborso carburante di un quinto delle spese. Ma chi è al vertice dell’Asrem è a conoscenza di quanto costi settimanalmente un’ambulanza privata? E soprattutto, è a conoscenza che ci sono dializzati che vivono in uno stato di povertà assoluta? Da tempi non sospetti mi sono occupata di questa vicenda con la speranza che non si arrivasse alla definitiva soppressione del servizio. Cosa che puntualmente sta avvenendo.
A inizio 2019, grazie all’impegno congiunto di diversi soggetti, era stata individuata una soluzione tampone, con la Croce Rossa che ha garantito la copertura della situazione emergenziale. Subito dopo si è fatta avanti la Croce Azzurra, la quale ha comunicato ai vertici dell’Asrem di rendersi disponibile a garantire il trasporto gratuitamente, per la durata di un anno, a tutti i dializzati non autonomi della provincia di Isernia. La stessa Croce Azzurra, infatti, risultava essere già vincitrice di un bando di gara regionale per l’erogazione dello stesso servizio nel Comune di Venafro. Bando grazie al quale ha ottenuto circa 30mila euro, di cui l’80 per cento già saldato in anticipo. L’Asrem, venuta a conoscenza di tale finanziamento regionale, lo scorso 14 gennaio, aveva comunicato la possibilità ai dializzati della provincia di Isernia non autosufficienti di poter usufruire di tale servizio gratuito. Ma, ora, apprendo che a partire da oggi il trasporto è stato di nuovo soppresso. Ciò vuol dire che da domani alcuni dializzati non potranno raggiungere l’ospedale. Cosa è cambiato dallo scorso 30 dicembre, cioè da quando la Croce Azzurra aveva informato l’Asrem di essere disponibile, per un anno intero a prestare il servizio? Da quanto ho appurato l’associazione in questione avrebbe chiesto ulteriori garanzie all’Azienda Sanitaria e avrebbe comunicato agli utenti di non poter garantire il trasporto giornaliero per motivazioni economiche? Non entro nel merito di vicende che non mi appartengono, ma non posso non chiedermi come sia possibile una così repentina retromarcia soprattutto da parte di chi, insieme a qualche mio collega, non più di un mese fa, si era eretto a paladino della giustizia e salvatore della Patria, facendomi passare per chi, da questa vicenda, cercava solo un tornaconto personale. Purtroppo per loro, però, gli spot elettorali finiscono presto. Fare i fatti è ben altra cosa, molto più difficile da portare a termine.
Per quel che mi riguarda sono mesi che mi faccio portavoce delle istanze di questi malati, ma i miei appelli sono rimasti inascoltati o, al massimo, si è cercato di rimandare l’individuazione di una soluzione definitiva. Ora i nodi sono venuti al pettine. Motivo per cui chiedo – domattina lo farò con una nota ufficiale – un intervento immediato da parte dell’Asrem e dei Commissari alla Sanità, al fine di convocare un tavolo tecnico e dare una risposta immediata a questi cittadini. Non riesco a farmi capace che, mentre tutti noi oggi siamo al caldo delle nostre case, c’è chi nei prossimi giorni è impossibilitato a sottoporsi a cure vitali. Il mio stato d’animo è fortemente abbattuto e il mio pensiero è costantemente rivolto a questi dializzati. Spero che lo stesso valga per i miei colleghi, forse ora troppo distratti a rincorrere altre notizie da prima pagina, come la scelta dei candidati in vista delle prossime elezioni Amministrative. Ricordo a me stessa e a loro che questa battaglia si vince insieme. Una battaglia di umanità e civiltà.
In fede