Dopo aver azzerato le deleghe assessorili, come prevedibile, oggi il governatore Toma è venuto in Consiglio a dirci che non è successo nulla in questi giorni, quindi che il Molise e i molisani hanno perso altro tempo per nulla, che si tratta di dialettica, di confronto interno. In verità Toma, redistribuendo deleghe e prendendone alcune per sé, ha bocciato i suoi stessi assessori. E alla luce di come ha lavorato finora, facile immaginare come opererà con più lavoro da fare.
Il presidente è nervoso. Addirittura quando è intervenuto il nostro capogruppo in Consiglio regionale, Andrea Greco, Toma ha abbandonato l’aula: è fuggito al confronto perché si rende conto dell’impasse di Giunta e se ne vergogna.
Ci piacerebbe, infatti, poter ripercorrere quanto fatto dall’esecutivo finora, ma in sette mesi abbiamo solo assistito a discussioni inutili, o nel metodo o nel merito. Pensiamo alla legge sui vaccini impugnata per incostituzionalità oppure pensiamo alle discussioni fiume su vuoti annunci spacciati per ordini del giorno. La Giunta non è riuscita a risolvere una sola vertenza, ha solo aumentato i costi della politica, al contempo bocciando la proposta M5S sulla eliminazione della surroga e condannando i molisani a spendere quattro milioni di euro in più in cinque anni. L’esecutivo ha dato vita all’ennesima spartizione di incarichi e nomine, ha preso in giro migliaia di lavoratori tramite un bando rivolto ai Comuni che, dopo le nostre segnalazioni, è stato sospeso; ha prodotto un Piano del Turismo che ci fornirà risposte tra tre anni, non prima, condannando un settore strategico alla stagnazione.
Ce ne sarebbe già abbastanza per andare a casa. Il governatore, però, non può farlo perché politicamente non è un uomo libero, ma ostaggio della sua maggioranza e di chi gli ha fatto vincere le elezioni e oggi gli chiede qualcosa in cambio. E, purtroppo, i problemi avuti in questi primi mesi sono gli stessi che si porteranno avanti per i prossimi anni, semmai riusciranno a governare così a lungo.