Negli ultimi giorni del 2018 ho messo per iscritto qualche mia considerazione sui rischi che il Molise corre con la prossima “autonomia differenziata” portata avanti da Lombardia, Veneto e Emilia-Romagna, che da sole valgono il 40% del PIL nazionale e il 55% dell’Export italiano.
Auspicavo che il governo regionale assumesse le opportune iniziative, legislative e non, per evitare di trovarsi isolato e avviasse le dovute contromosse per non rischiare l’estinzione del Molise per assenza di peso politico.
Invece, al di là di qualche uscita stravagante di chi ritiene che anche noi dovremmo chiedere più autonomia, dimostrando così di non aver capito di cosa si stia parlando, non c’è stato nessun segno di preoccupazione ne’ di interesse per il problema. Gli unici, per la verità, che hanno ripreso l’argomento, sono stati i Presidenti di Provincia Coia e Battista, la cui rivendicazione di maggiore autonomia per comuni e provincie a mio modesto parere non è la giusta risposta al problema.
Il Molise è la regione con il peggiore differenziale fiscale ( cioè la differenza tra raccolta fiscale locale e trasferimenti statali), e la risposta non può certo essere la richiesta di maggiore autonomia, bensì l’ avvio di procedure che vadano oltre i confini regionali che portino alla stipula di accordi con regioni più grandi e più forti, sia economicamente che politicamente.
E per raggiungere questo obiettivo si può guardare al nord, pensando alle Marche e all’Abruzzo, oppure al sud, volgendo lo sguardo alla Puglia e alla Basilicata, ben sapendo che l’una o l’altra scelta porterebbe con se vantaggi e svantaggi. Non vorrei disturbare nessuno, né sembrare saccente, ma credo che chi ha la responsabilità del presente e del futuro di questa regione oltre a varare misure di basso profilo debba affrontare il problema con serietà e rapidità. Ulisse di Giacomo