“Quello che in altre Regioni si fa, in Molise sembra non praticabile. Questo è il segno della non assunzione di responsabilità o dell’incapacità di gestione degli amministratori.” Questa l’opinione ‘tranchant’ della Segretaria generale della UIL molisana a proposito delle vertenze irrisolte a partire dalla mancata stabilizzazione dei lavoratori precari e dell’indifferenza della classe politica.
“Per le stabilizzazioni in sanità e nel pubblico impiego il tempo sta per scadere e ancora nulla si vede all’orizzonte, mentre in Lombardia si stabilizzano nelle pubbliche amministrazioni persino i lavoratori interinali, utilizzando il cosiddetto ‘decreto Madia’. Un provvedimento con previsioni a maglie larghe al fine di stabilizzare il maggior numero possibile di lavoratori, da noi, appena il Sindacato comincia a parlare di stabilizzare i tanti precari, di ogni ordine e grado nelle amministrazioni locali, subito si scontra con interpretazioni restrittive e limitative. E così si continua con la solita solfa: tante promesse all’avvicinarsi delle elezioni amministrative, per dimenticarsene una volta prese le poltrone e spartito il potere.”
Boccardo argomenta e , contemporaneamente, allarga alle tematiche più generali del mondo del lavoro rifacendosi alle analisi svolte dall’ISTAT: “Qualcosa magari in Italia si sta muovendo, mese dopo mese, nei tassi di disoccupazione, nei numeri dell’inattività, nella valutazione dei giovani in attesa di una prima occupazione. Peccato che i pochi elementi positivi si riferiscano sempre a lavoratori assunti a termine, agli stagionali nell’agricoltura (non nell’edilizia che è morta e sepolta, quasi nulla nei servizi e nel turismo), ai lavoratori autonomi (che poi, quanto sono autonomi questi titolari di partite IVA con un solo committente, ci sarebbe molto da dire…). Si sta creando una nuova, ulteriore classe di lavoratori precari, come se già non fossero abbastanza quelli inseriti in questi anni alle dipendenze dei Comuni, della Regione, dei Centri per l’impiego, nella Protezione civile o nella Formazione professionale. Si tratta di lavoratori coinvolti nelle attività economiche del settore privato: solitamente giovani e capaci professionisti, spesso vittime di dimissioni e riassunzioni in altre società della stessa casa madre (scatole cinesi) con condizioni sempre più sfavorevoli, che vengono sottopagati e tirano avanti con pochi diritti e senza alcuna seria prospettiva futura sia in termini di stabilità lavorativa che di tutela previdenziale e pensionistica. Tanto più oggi che, dopo il ‘Decreto Dignità’che avrebbe voluto disfare le norme su cui si è caratterizzato negli ultimi decenni il mercato del lavoro, è esploso il dramma della limitazione delle proroghe dei rapporti di lavoro e l’azzeramento dei contratti interinali.”
Risalire la china, tornare ai tassi di occupazione dell’epoca pre-crisi, a parere della Boccardo, è praticamente impossibile in queste condizioni economiche “e comunque non lo si fa con questi piccoli, timidissimi passi. Non è lo ‘zero virgola zero zero qualcosa’ di occupati in più che risolverà i problemi della disperazione economica, del disagio sociale, della povertà della nostra popolazione.”
“Si assiste ad un grande “Marketing emozionale” in questa regione. Ma la verità è che, senza politiche di cambiamento profondo le emozioni durano poco ! Mancano investimenti pubblici veri e senza un aiuto concreto che stimoli gli investimenti privati, il lavoro vero, quello stabile, sicuro, ben pagato, tutelato e contrattualizzato, non viene fuori. Lo denuncia da sempre il Sindacato, lo sottolineavano qualche giorno fa gli industriali e gli imprenditori dell’artigianato, del commercio e dell’agricoltura. E, senza programmazione di investimenti, senza serie iniziative in direzione dello sviluppo e della crescita, non si creano posti di lavoro, non si combatte la povertà! Molto può, deve, fare la politica nazionale. Molto deve essere fatto dalla politica e dagli amministratori pubblici molisani. Che a me paiono assenti e distratti. Vedremo ad esempio, fra qualche mese, quante risorse economiche che l’Europa aveva destinato a noi- proprio per le politiche del lavoro e la coesione sociale – dovremo rimandare indietro in quanto non spese, non impegnate, non programmate.” La leader sindacale teme di essere “un facile profeta delle sventure che aspettano il Molise dietro l’angolo.”
“Serve un rigurgito di responsabilità istituzionale e politica da parte della classe dirigente intera, per quanto ci riguarda quella molisana, per rimettere IL LAVORO al centro dell’agenda politica.” Questo l’appello di Boccardo.
“Il Sindacato è stato lasciato solo a fronteggiare le situazioni più drammatiche, a gestire complicate vertenze, a mediare e cercare soluzioni per tamponare questa emorragia di posti di lavoro. Si pensi agli ultimi salvataggi fatti per i lavoratori del commercio o delle cooperative dell’indotto. Non possiamo continuare ad assistere alla disperazione dei lavoratori dello zuccherificio, della Gam, della formazione professionale, dei CPI mandati a casa senza che si pensi ad un progetto di ricollocazione e riqualificazione. Il tutto in un Molise che ha soldi nel cassetto. Occorre agire al più presto, perché i lavoratori non siano abbandonati a se stessi: i tanti precari del pubblico impiego illusi di una stabilizzazione che non si vuol fare partire, i discontinui del settore privato a sognare una qualche prospettiva temporale più ampia di qualche settimana (facendo, loro sì, gesti di responsabilità purché una qualche prospettiva di lavoro resti all’orizzonte; ricordate tutti la recente vicenda Gam?).”
“Siamo pur sempre una Repubblica fondata sul lavoro e il Molise, fino a prova contraria, è sempre parte della Repubblica Italiana (ricordiamoci questo paio di passaggi quando ascolteremo il discorso di fine anno del Presidente Mattarella). Negare il diritto al lavoro è attaccare la democrazia, minare la convivenza civile, screditare le Istituzioni, svilire le persone.”