Il 30 novembre abbiamo condiviso con le associazioni molisane in Argentina l’intitolazione di una scuola di Buenos Aires a Giuseppe Tedeschi, e con loro ci siamo emozionati nel seguire i vari interventi tra cui quello del Prof. Dante Ricchiuti, docente carovillese dell’Università di Lamos de Zamora, che hanno ricordato le opere di bene, l’attività educativa e l’impegno sociale dell’emigrante jelsese che non esitò a lasciare anche l’abito talare pur di rimanere povero tra i poveri nel Barrios di “Villa Itatì” a Quilmes nell’estrema periferia della capitale argentina.
Pagò con la vita la sua scelta ma il suo esempio continua a motivare, a 42 anni dal suo assassinio, i volontari del Barrios, tanti operatori di pace e molte persone al di là e al di qua dell’Oceano Atlantico, come confermano le molteplici iniziative umanitarie avviate in suo nome sia in Argentina che in Italia.
In questi giorni la Regione Molise conferirà a quattro rappresentanti della diaspora molisana in Italia, in Europa e nel Mondo un riconoscimento intitolato a Giuseppe Tedeschi, perchè nessuno dimentichi mai che la sofferenza di essere stato emigrante dovrebbe spingere ad essere più attenti, sensibili e disponibili verso vecchie e nuove migrazioni.
Per poco più di 100 mila migranti arrivati in Italia nel 2017 si sono registrate 243 mila partenze verso l’estero con un saldo negativo secco per il nostro Paese.
Purtroppo nella legge di Bilancio 2019, giunta in Parlamento in questi giorni, si registrano 35 milioni di euro di tagli nei capitoli del Ministero degli Esteri, che riguardano i 5,6 milioni di Italiani nel Mondo, a fronte di una contrazione diffusa degli stanziamenti delle Regioni nei propri Bilanci sulle politiche dell’emigrazione che nel caso del Molise è pari a zero euro annui dal 2016 in poi.
Questioni riferite alla rete consolare, all’insegnamento della lingua italiana, al riconoscimento della cittadinanza, alla promozione degli scambi culturali o alla gestione di emergenze umanitarie o del rientro di italiani dall’estero non possono essere affrontate in assenza di stanziamenti minimi da parte dello Stato e delle Regioni.
Bene l’orgoglio, la storia, i festeggiamenti e le celebrazioni, ma in un’Italia in cui ogni anno partono il doppio dei migranti che arrivano si pone la questione di finanziare politiche di supporto e di sostegno all’estero di questi cittadini.