“Quante le occasioni perse o mancate da Venafro nel corso degli ultimi decenni, con conseguenze assai negative per la città ! Avremmo oggi tutto quanto ci spettava ed era alla nostra portata, parleremmo di cittadina in progresso e di una situazione socio/economia di piena prosperità. Ed invece stiamo qui a piangere lacrime amare nel constatare il sostanziale arretramento di Venafro nonostante le sue più che rosee prerogative naturali, amaramente naufragate nel corso degli anni per colpe varie e diverse !”. E’ l’impietosa ma veritiera constatazione di buona parte dell’opinione pubblica venafrana, alla luce di quanto era alla portata della città ma che il tempo, le situazioni e tanti uomini hanno via via frantumato, fino a dissolvere ogni cosa. Ed oggi la città, apertamente impoverita sul piano sociale, economico e politico, paga pesantemente lo scotto dei tanti “incidenti di percorso” subiti nel corso degli ultimi decenni. Ancora gl’interlocutori sulla “salute” attuale di Venafro e quindi sulle perdite negli anni : “Per dare un’ìdea dei “peccati mortali” commessi nel tempo -proseguono i nostri- basta elencare qualcosa di quanto avevamo, e che attualmente purtroppo non abbiamo più, per capire i danni accusati. Come pure è sufficiente constatare le perdite patite in tema di servizi e strutture perché ci si renda conto del regresso in cui Venafro è suo malgrado incappata. Partiamo dall’Università del Molise. Ad inizio anni ’90 si stabilì una bellissima e -si pensava …- proficua sinergia tra l’Ateneo regionale e l’allora amministrazione comunale di Venafro. Incontri, convegni ed intese quali preludi ad atti ufficiali per accogliere l’Università regionale da noi data anche la felicissima posizione interregionale della città, aspetto questo determinante per favorire le iscrizioni di nuove matricole e quindi il decollo stesso, sotto l’aspetto quantitativo, dell’Ateneo del Molise. Si pensava che si fosse prossimi all’evento, ma poi il tutto si arenò sino a naufragare, senza che una sola voce del mondo politico regionale si ergesse a tutela delle aspirazioni dell’estremo Molise occidentale”. Il prosieguo dell’amarissima disamina : “Altro dolorosissimo capitolo : la perdita dell’allora Sanatrix, oggi Neuromed, Istituto che sta facendo a ragione le fortune di Pozzilli sotto l’aspetto sociale, economico, culturale e scientifico. L’allora proprietà chiedeva strumenti urbanistici adatti per non perdere convenzioni e tant’altro, Venafro non fu in grado di fornirli (!) e la Sanatrix trovò porte non aperte bensì spalancate a 3 km. di distanza, leggi Pozzilli, dove si fecero in quattro per accogliere, ospitare e favorire l’atterraggio ! Ed oggi la realtà, relativamente a Neuromed, è tale da dare ampiamente ragione a Pozzilli ed … abbondantemente torto a Venafro !”. La chiusura della dura reprimenda con altro capitolo che gronda tantissimo … sangue : il declassamento attuale del Ss Rosario, tutt’altra cosa rispetto allo storico ed ottimo ospedale civile di zona degli anni andati. “Arrivano notizie da ambienti politici e sanitari regionali -affermano gl’interlocutori- di nuovi servizi e prerogative che starebbero per aprire al Ss. Rosario. Ne prendiamo atto, come pure prendiamo atto di quanto il Ss. Rosario non ha più, dato il suo progressivo depauperamento negli anni. Oggi il Ss. Rosario, senza nulla togliere alle professionalità al suo interno, è ben poca cosa ripensando al suo recente passato professionale e medico/sanitario. Di tanto i residenti dell’estremo Molise occidentale sono vivamente preoccupati, soprattutto in ragione della difesa della loro salute. Ad Isernia, tanto per citare, l’amministrazione comunale si erge giustamente a paladino delle prerogative del “Veneziale”, perché non venga declassato e non perda servizi. A Venafro invece si lascia che (quasi) tutto venga fatto a scapito della salute di tutti, senza farsi sentire e difendere a denti stretti il Ss. Rosario, e con esso la salute dei cittadini. Un gran brutto destino, non c’è che dire, questo di Venafro -è l’amara conclusione dello sfogo- in fatto di occasioni mancate o perse nel corso dei decenni !”.
Tonino Atella