Sanità, sempre sanità, solo sanità!
di Tonino Atella
E’ il tema del momento in Molise, regione che si gioca tantissimo del proprio futuro -e soprattutto di quello dei molisani- sul tavolo “bollente” della sanità, tanto che il Presidente Toma continua a fare la spola Campobasso/Roma per convincere Ministero della Sanità e Palazzi Governativi nazionali della necessità d’indicare nello stesso Governatore molisano il commissario straordinario della sanità regionale al fine di rilanciarla, programmarla ed assicurarle un futuro certo, rassicurante e garantito, giuste le sacrosante attese dei propri corregionali.
Tra l’altro su tale scottantissimo ed assai centrale tema socio/politico, lo stesso Governatore del Molise è stato assai chiaro, asserendo che in regione ci sono tante stelle, tante eccellenze di sanità privata di assoluto riguardo, ma la sanità pubblica deve essere e resta comunque il sole dell’intero ambito sanitario molisano.
Precedenza piena quindi alla sanità pubblica molisana e quasi non c’era bisogno di ribadirlo, data la scontata e naturale ovvietà del concetto.
Dopodiché scendendo nei particolari delle singole situazioni regionali, ecco venir fuori la complessa e delicata storia della sanità pubblica nel Venafrano e nell’Isernino. A Venafro, con un SS Rosario ridotto ormai … all’osso per quanto riguarda unità, servizi ed offerta, si pensa ad un ospedale di aria vasta tant’è la recente riunione alla Liberty di politici ed amministratori del Venafrano e del Casertano altissimo finalizzata a tale scopo, ad Isernia invece si devono fare i conti con un Veneziale che non avrebbe le necessarie ed indispensabili garanzie e sicurezze di antisismicità, tanto da pensare alla realizzazione di un nuovo nosocomio al servizio di Isernia e Venafro da edificare a metà strada tra i due centri coi fondi Inail.
Sulla questione, indubbiamente determinante per la futura sicurezza e garanzia della salute pubblica nel Molise occidentale, ecco il parere di tanti venafrani: <Un nuovo ospedale a metà strada tra Isernia e Venafro, ad esempio a Monteroduni o Macchia d’Isernia, data l’inaffidabilità strutturale del Veneziale isernino che non avrebbe i dovuti requisiti di antisismicità?
Pensiamo sia un’idea poco attuabile, visto il momento poco favorevole della finanza nazionale, e soprattutto si andrebbe verso tempi lunghi a tutto scapito della salvaguardia della salute delle popolazioni del Venafrano, ossia di trentamila molisani. La soluzione, se permettete, c’è, è logica ed è sotto gli occhi di tutti: piuttosto che pensare ad un nuovo ospedale che sarebbe tutto da venire, conviene senz’altro utilizzare in tale ottica il SS Rosario, struttura moderna, ampia, accogliente e con tutti i requisiti di legge, risalendo la sua realizzazione alla prima metà degli anni ’80.
Si risparmierebbero soldi pubblici, si eviterebbero tempi lunghissimi e soprattutto, aspetto questo prioritario, si garantirebbe a decine di migliaia di persone -oggi obiettivamente scoperte sotto l’aspetto della tutela della salute- la necessaria prevenzione, assistenza e cura medico/sanitaria.
Perciò l’invito di noi venafrani, e non certo per campanilismo, ad indirizzarsi verso il potenziamento ed il pieno utilizzo del SS Rosario al fine di garantire la salute di tutti i molisani della seconda provincia molisana”. Tema caldissimo, questo, che continua a coinvolgere ed appassionare tutti, dal primo cittadino del Molise all’ultimo dei molisani, trattandosi di salute e sopravvivenza.