Di Irnerio Musilli

Nel contenitore delle negatività si possono riscontrare malattie,malanni,stress vari, logorii , squilibri , fenomeni e ci può essere anche il disturbo del mutismo selettivo.
Esso è raro e quasi sconosciuto,riguarda i bambini ed è caratterizzato dalla scomparsa della parola in alcuni ambienti sociali.
Di solito compare all’età di circa 4 anni e in genere la prima persona che se ne accorge è la maestra della scuola dell’infanzia, infatti, il contesto scolastico è l’ambiente in cui il bambino manifesta prevalentemente questo limite .
Il bambino affetto da mutismo selettivo all’interno del proprio nucleo familiare e delle quattro mura domestiche si comporta e parla normalmente, anzi, a volte appare perfino chiacchierone; poi appena si esce di casa e si chiude il portone, come se un interruttore all’interno di esso ne spegne la parola e il bimbo risponde solo con alcuni cenni di assenso oppure di diniego scuotendo la testa, spesso cerca di allontanare l’interlocutore con le manine e compie dei suoni a volte somiglianti a versi di animali.
Alla base di questo disturbo sicuramente ci sono traumi subiti dal bambino, come la sensazione di essere abbandonato, oppure discussioni con toni alti .
Recenti studi dicono che è facile riscontrare questo disturbo in bambini di famiglie bilingue, oppure di ceti sociali emarginati o ancora di gruppi etnici minori ed isolati .
Gli ultimi dati statistici ci confermano che questo disturbo è presente in 7 bambini su 1.000 e riguarda prevalentemente le femminucce.
Per esserne certi è consigliabile far visitare il bambino da uno psicologo oppure da un neuropsichiatra infantile.

 

Ciò premesso, la mia storia di oggi, riguarda una signora che nel relazionarsi si mostra sempre e comunque gentile ed estremamente sensibile, tutto questo, mi ha da subito incuriosito considerando che nel mondo di oggi, il nervosismo, lo stress, i toni alti magari senza motivo, regnano sovrani e addirittura stati ansioso/depressivi o reattivi, appaiono evidenti anche a chi non è medico.

Nel parlare con lei sempre di più, vengo a scoprire che questa sua estrema sensibilità, sicuramente su una base preesistente, si manifesta ora così evidente in seguito ad un percorso di vita difficile, insieme alla sua bambina afflitta e affetta da “mutismo selettivo”.

La signora è stata sempre vicino a sua figlia, dai canonici 4 anni quando il disturbo si è manifestato ed ha costeggiato la loro vita come una retta parallela lunga circa 10 anni, fino al termine della scuola dell’obbligo.

Quello che da subito lamenta la donna, è quel fastidioso rimanere da soli di fronte a tutte le difficoltà. Certo non è mancata la sensibilità di qualche maestra, qualche colloquio dallo psicologo per studiare e seguire una terapia personalizzata, il conforto di qualche amico ma, nulla di più.

Pensate per essere certi della preparazione della bambina, la signora registrava a casa di pomeriggio le lezioni delle varie materie, per poi farle ascoltare il mattino dopo a scuola o, per dimostrare la preparazione scolastica della studente, stare sempre insieme a sua figlia anche durante le lezioni, tutto questo per anni .

C’è da dire che in questa storia è fondamentale un protagonista nascosto, il fratellino, il quale da vero omino maturo , comprende il grosso problema e incoraggia continuamente la mamma ad occuparsi della sorella: “perché è lei quella che ha più bisogno di maggiori attenzioni” .

D’altro canto la mamma, sebbene sa che anche l’altro figlio necessita di lei è fiduciosa della maturità di questo bravo bambino .

L’altro aspetto angosciante di questo periodo ci evidenzia, quando la signora con la bambina, incrociando le altre mamme o le altre amiche, magari in buona fede le rivolgono frasi e domande del tipo: “ma che musona questa bambina”. Oppure: ” perché non parla questa bimba?” O ancora: “che antipatica questa taciturna”.

Quindi la mamma mantenendo una calma serafica risponde dolcemente per non provocare ulteriori traumi alla sua bambina. A questo punto si innesca un altro meccanismo, cerca di isolarsi per passeggiare insieme a lei, magari in posti dove non si prospettano brutti incontri e  stare un attimo tranquilla.

Come si capirà, proprio da questa serie di episodi si può sviluppare quella sensibilità non comune che manifesta questa signora.

Con il ripetersi di tali eventi e con l’angoscia di non venire fuori, di non riuscire mai a vedere il famoso lumicino della speranza alla fine del tunnel buio, la storia termina quando la bambina ormai diventata adolescente, convoca una piccola riunione di famiglia e confida alla mamma e al fratellino che lei ormai si sente pronta per una vita aperta e normale, al di fuori della propria abitazione.

Oggi i due ragazzi vivono la loro normalità come tutti gli altri coetanei, integrati benissimo in ogni settore. Come tutti gli altri ragazzi della loro età, raggiungono gli stadi per seguire i concerti dei loro cantanti preferiti e come due meravigliosi fiori vivono benissimo nel giardino della loro gioventù.

La signora ora è finalmente felice, largheggia sempre di più in sorrisi e sensibilità e, più che una normale casalinga molisana con un’umile e dignitosa mansione lavorativa, appare piuttosto una lady della più tradizionale nobiltà anglosassone di Oxford .

Nel mondo in cui viviamo, si enfatizza tutto, si dilata e si ingigantisce qualsiasi cosa. A volte con roboanti proclami ci propinano eccezionali novità ma, nel  verificare meglio, appaiono piuttosto come la scoperta dell’acqua calda.

A volte ci sembrano banali persino le motivazioni con cui si concedono onoreficenze, elogi ed encomi. In tutto questo oscurantistico decadentismo, forse ai più appare poco credibile persino il re di Svezia quando conferisce i premi Nobel.

Noi molisani siamo sempre gli ultimi in tutto, forse non vedremo mai ricevere un premio Nobel a un nostro conterraneo.  Mi sento di affermare che forse, siamo gli ultimi in tutto anche per colpa nostra ma, di certo non siamo secondi a nessuno per nobiltà d’animo, lealtà e  tradizioni.

Le persone dello stampo della signora di cui vi ho descritto la profonda sensibilità, formano il prototipo delle nostre speciali famiglie molisane, forse il nostro piccolo premio Nobel, possiamo conferirlo a  noi stessi ogni giorno,365 volte l’anno.