A vedova e familiari del venafrano Domenico Silvestri, ortolano protagonista della Resistenza, riconoscimenti dalla segreteria abruzzese dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci
In molti nel corso dell’ultimo conflitto mondiale si batterono per il prezioso bene della democrazia e della libertà, mettendo a repentaglio la loro stessa vita pur di assicurare alle generazioni future anni di pace e di benessere.
Tra questi la segreteria di Castel Frentano (Chieti) dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci si appresta a ricordare con cerimonia ufficiale il venafrano Domenico Silvestri, ortolano nato il 20 ottobre del 1921 e che durante la seconda guerra mondiale entrò nelle fila delle Resistenza per contrastare il nemico tedesco.
Ecco quanto scrive alla vedova del coraggioso contadino venafrano la sezione frentana della predetta Associazione: “Il prossimo lunedì 1 ottobre questa associazione ricorderà le gesta gloriose di tutti coloro che durante il 2° conflitto mondiale entrarono nelle fila della Resistenza per salvaguardare il prezioso bene della libertà.
Nella circostanza sono previsti riconoscimenti per esprimere la gratitudine dell’intera comunità nei loro confronti.
La cerimonia, giunta alla 3^ edizione, si propone di offrire un valido contributo alla storia della Resistenza in Italia, al fine di non dimenticare quanti combatterono e perirono. Tra questi rientra anche suo marito Domenico Silvestri, da ricordare per l’apporto offerto alla pace.
Quale vedova del compianto e coraggioso esponente della Resistenza La invitiamo unitamente ai Suoi familiari all’iniziativa che si svolgerà a Lanciano per consegnarLe un meritato riconoscimento”.
Chi era Domenico Silvestri?
Persona semplice e gran lavoratore della terra che, allo scoppio del secondo conflitto mondiale, rispose alla chiamata alle armi raggiungendo il nord Italia, esattamente il Torinese dov’era stato destinato. Lì ebbe modo di entrare in contatto con gli uomini della Resistenza, che da subito lo coinvolsero in prima persona. Date le sue origini il buon Domenico, come si usava all’epoca nelle fila della Resistenza, venne soprannominato “Monte Cassino”, nome di battaglia che lo accompagnò per l’intero servizio militare, protrattosi anni e conclusosi solo a guerra finita quando il nostro poté finalmente rientrare a Venafro e riprendere il proprio lavoro di ortolano con cui provvedere alla propria famiglia e crescere i figli.
Tonino Atella