Si tratta di una vera e propria organizzazione fuorilegge dedita  al furto di opere d’arte all’interno delle chiese e di altri siti religiosi sgominata dall’intervento dei Carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale (Tpc). L’operazione, soprannominata “Start Up”, ha portato al recupero di oltre 100 opere di grande pregio, bottino complessivo di 24 furti, per un valore stimato a 7 milioni di euro. Secondo gli investigatori è venuto alla luce il “fulcro di un crocevia internazionale di ricettazione di opere d’arte rubate, con base a Napoli”. Tra le opere di pregio anche la statua di San Michele rubata a Monteroduni.

Le opere sono state rubate anche fuori dai confini dell’Italia, come testimonia il ritrovamento della pala d’altare fiamminga, raffigurante “La stazione XII della via Crucis: Gesù muore in croce”, rubata a Mons, in Belgio, nel luglio del 1980 e datata 1520. Fra le altre preziose opere trafugate dall’organizzazione c’è anche la statua in marmo del XVI secolo “Madonna con bambino”, rubata nel 1997 dalla Chiesa Santa Marta (Confraternita di San Vitale) di Napoli; le sculture di San Biagio e San Nicola di Bari; 15 tavolette con i Misteri del Rosario, decine di preziosi ostensori e reliquiari del ‘700 e il Michele Arcangelo rubato nel 2016 a Monteroduni (Isernia). Delle opere recuperate, più di 50 sono già state restituite ai legittimi proprietari.

L’indagine, racconta il Comandante dei Carabinieri Tpc, Generale Fabrizio Parrulli, ha portato per ora alla denuncia di 20 persone con perquisizioni in tutta Italia. Ma in particolare, rivelano i Procuratori della Repubblica di Isernia e di Velletri, Paolo Albano e Francesco Prete, è stata individuata una banda che operava nella zona di Napoli e “un ricettatore e una famiglia di collezionisti affetti quasi da una mania compulsiva” verso l’accumulo di oggetti sacri.