di Pietro Tonti
Bene, dopo diversi anni di lavoro sui quotidiani on line, abbiamo un quadro oramai chiaro di come l’informazione tradizionale via TV o giornali cartacei sia cambiata. Possiamo parlare di vera rivoluzione copernicana, di palingenesi senza temi di smentita.
In egual misura, abbiamo la possibilità, rispetto ad altri periodi della storia, di verificare perfettamente quelli che sono i gusti delle persone, il gradimento di articoli rispetto ai generi trattati.
Fa riflettere, come oramai il social facebook sia entrato nell’immaginario collettivo e sia utilizzato per il moltiplicatore delle notizie in maniera estremamente efficace.
Migliaia le condivisioni giornaliere che registriamo sul nostro quotidiano, altrettanti i post di critica costruttiva ai nostri articoli, o di semplici riflessioni, a cui oramai siamo abituati ad eccepire o semplicemente a constatare e a rispondere, quando riteniamo sia il caso ai nostri lettori.
Non nascondiamo che tra una sparuta minoranza dei lettori si nascondono fake e personaggi che magari colpiti in interessi particolari sono pronti a metterti alla berlina, apostrofandoti con termini inqualificabili, come se fossero stati colpiti da fucilate. Spesso si tratta di dogmi, di vera gogna politica e in altri casi di vera ignoranza nel comprendere le prospettive degli scritti, la loro provocazione, il ragionamento che ne possa scaturire nelle diverse visioni.
Non temiamo di farci male, le offese restano a chi le fa, ma spesso si varcano dei limiti a cui è difficile non dover far intervenire la magistratura per far valere le proprie ragioni e salvaguardare la propria onorabilità. Il diritto alla libera espressione è sancita dalla costituzione, ma spesso si ignora.
La falsa frase attribuita a Voltaire: «Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire».
Ancora oggi viene ribattuta con grande enfasi e magnanimità citrulla, tutte le volte che si fa mostra di elegante tolleranza nei confronti del proprio avversario. Essa è tanto pregna di un fair play vanitoso quanto logicamente destituita di senso solo se ci si pone a pensare che se concediamo al nostro avversario la libertà di poter dire tutto, anche l’intenzione di uccidere, noi o altri, egli da un lato lo farebbe di già e molto prima che noi ci immolassimo per consentirgli di dirlo, oppure lo farebbe col nostro consenso.
L’idea di tolleranza non può che partire da un “minimo etico” e non può non essere che reciproca, ovviamente. Se infatti si deve essere tolleranti coi tolleranti, viceversa non si può essere che intolleranti con gli intolleranti.
Di questo ne siamo convinti e spesso siamo costretti a denunciare chi va oltre il seminato.
Dispiace comunque in una piccola realtà come la nostra, dove tutti si conoscono e alcuni fanno finta di non saperlo, risulta antipatico, vedersi porre alla berlina da ragazzini appena maggiorenni, quando con i genitori hai rapporti di rispetto consolidati da anni e mai si sognerebbero di farti un torto, in quanto sanno del buon senso che ci accomuna e di come si lotta quotidianamente per sopravvivere in una regione disastrata.
Purtroppo l’era moderna ci riserva anche questa piaga di intolleranza, che non è tra bianchi e neri, tra donne e uomini, ma tra gente dello stesso luogo, differenti per cultura, per idiosincrasia verso il modo di pensare e di vedere il presente e il futuro.
Questa interazione diretta dell’epoca moderna tra chi scrive e chi legge, dove vi è la possibuilità immediata di interagire dibattendo, è la straordinaria espressione di democrazia a cui saremo sempre pronti a lottare per difenderla, ma talvolta il rispetto viene meno, chi sta dall’altra parte della barricata ed è impegnato a promuovere articoli e riflessioni non può accettare passivamente la denigrazione e la maleducazione.
No, saremo sempre pronti al confronto costante, continuo con i nostri lettori, ma fermi nelle decisioni di far valere in ogni sede le nostre ragioni, contro la ripugnante stupidità umana ad ogni livello.