La battaglia sul ritiro dell’emendamento presentato nell’ultimo Consiglio regionale del 20 gennaio scorso, che avrebbe fatto diventare Molise Acque un ente pubblico non economico, ha già prodotto dei risultati, se è vero che con una propria nota, il Commissario Straordinario di questo Ente, ha risposto all’allarme lanciato sulle problematiche di carattere economico-finanziario, sollevate a causa del debito accumulato negli anni, con i crediti che non si riescono ad incassare e, in particolar modo, sul pericolo di non poter garantire le spettanze ai dipendenti. Lo stesso Ente sub regionale, ribadisce, altresì, che la propria posizione debitoria è sotto controllo nonostante si trovi in regime di salvaguardia patrimoniale e, con un Piano Industriale sostenibile e cautelativo, le previsioni per il futuro, potrebbero non destare forti preoccupazioni. Personalmente, seppur con più di una perplessità in proposito, penso che se le cose stanno come dice il Commissario di Molise Acque, non si può fare altro che stigmatizzare la smania di voler modificare, a tutti i costi, l’assetto societario di tale Ente. Da azienda speciale a ente pubblico non economico. Il fatto che si è tentato, maldestramente, di voler tagliare fuori Molise Acque dalla gestione della risorsa idrica pubblica, con conseguente, possibile privatizzazione dell’acqua, giustificandolo come «una scelta per tutelare i lavoratori» non risponde a verità, come, invece, si voleva far credere. Anche per questa ragione, resto più che mai convinto che portare avanti la battaglia per non privatizzare l’acqua pubblica, sia una priorità, visto che la Molise Acque, può diventare un’azienda capace di finanziare lo sviluppo della Regione gestendo una risorsa che rappresenta la vera e forse l’unica ricchezza dei molisani.