di Pietro Tonti
In nome degli interessi di pochi distruzione per tutti. Potremmo definire con questa massima lo scempio che si perpetra oramai da anni sui nostri corsi d’acqua principali in provincia di Isernia.
Partendo dal fiume Carpino in agro di Carpinone, dove tra un depuratore dismesso, costruito in zona di esondazione ed ancora colmo di liquidi pericolosi, ad ogni pioggia abbondante, avviene la tracimazione, le sostanze chimiche finiscono nell’alveo del fiume provocando la distruzione della fiorente fauna ittica. Più a valle sempre del Carpino un tubo di scarico, fino a poco tempo fa, tracimava nei pressi del bivio sulla statale 17 con siero di un caseificio scaricato direttamente nel fiume. Tutori della legge, intervenuti, constatato l’inquinamento, ma si continua ad inquinare.
Il tre settembre scorso lungo il fiume Sordo, una strana moria di trote Fario, in un tratto di oltre 200 metri, a monte della rivendita dei materiali edili dei Fratelli Valerio, verso le sorgenti di San Martino, decine di trote morte lungo l’alveo, da cosa sia dipeso: mistero. Nonostante la telefonata ai Carabinieri, non si è saputo nulla delle origini di tale devastazione ittica.
Pochi giorni fa stessa situazione a monte del depuratore cittadino sul fiume Cavaliere. In questo caso centinaia di trote Fario autoctone cancellate per sempre dal fiume, con una strage ittica senza precedenti a cui l’Arpa, chiamata ad intervenire con i propri tecnici, si è adoperata prelevando campioni di acqua e qualche trota per analizzarla e stabilire le cause che hanno determinato questa strana falcidia, ma le indagini fino ad ora non hanno portato ancora a nulla di concreto.
Si può pensare come il caso del fiume Sordo che la moria sia dipesa da un agente chimico, ipoclorito di sodio, per intenderci “varechina o candeggina”, prodotto di basso costo e di facile reperibilità sul mercato per personaggi senza scrupoli, adatto, in quantità elevata, per distruggere ogni forma vivente in un fiume. Fino a qualche decennio fa, veniva utilizzata dai pescatori di frodo per fare ricchi bottini, in quanto i pesci, riversando nei fiumi tale sostanza, vengono immediatamente a galla, perdendo il senso di orientamento, in quanto la membrana natatoria viene compromessa e non riescono più a galleggiare, metodo che con il tempo è scomparso in quanto, il pescato rivela l’odore tipico della candeggina anche dopo averli cucinati. Questo metodo criminale, comunque potrebbe essere stato utilizzato sui due corsi d’acqua, in quanto lungo il Sordo, le trote ancora vive erano adagiate sulle alghe e non in acqua, incapaci di nuotare, come se avessero perso l’orientamento.
Altro modus criminale usato dai pescatori di frodo è quello della batteria (accumulatore di energia elettrica). Una scossa elettrica con positivo e negativo dei cavi nelle acque è sufficiente a folgorare i pesci e farli venire a galla, così tramortiti è facile catturarli. Basta posizionare in più tratti dei fiumi, spostando la batteria e immergendo i cavi, per cancellare intere colonie di pesci dal loro habitat naturale. Potrebbe trattarsi per ipotesi, anche di questa azione delinquenziale perpetrata ai danni del Sordo e Cavaliere? Forse questa ipotesi è da escludere, in quanto erano davvero troppe le trote lasciate sull’alveo morte, normalmente i pescatori di frodo le raccolgono per poi rivenderle, anche perché, rispetto al sistema distruttivo chimico, i pesci sono commestibili, non avrebbero quindi lasciate tracce così evidenti di un disastro.
Altro metodo non meno efficace nelle nostre zone è quello dell’esplosivo, costato anche qualche mano ( per candelotti esplosi in anticipo) ai pescatori di frodo nel recente passato.
Si tratta di buttare nel fiume dei candelotti di dinamite per poi dopo l’esplosione raccogliere le vittime, in questo caso i pesci che vengono a galla tramortiti. In genere è un metodo che si usa per stanare i pesci in profondità, quindi nelle acque ristagnanti e non lungo i corsi dove l’acqua scorre veloce e di bassa altezza. Anche in questo caso è un’ipotesi da escludere in quanto, essendo un’azione molto rumorosa, avrebbe richiamato l’attenzione immediatamente di qualcuno.
In base alla straordinaria moria di pesci, sarebbero stati necessari decine di candelotti di dinamite, paragonabili al bombardamento del X settembre 43 per rumorosità. Quindi rimane l’ipotesi, quella più accreditata di un inquinamento chimico, probabilmente, ma non confermato da candeggina.
Ci deve essere qualche buontempone che si diverte a distruggere la fauna ittica, una specie di serial killer delle trote, che muovendosi silenziosamente e magari in orari non convenzionali, riversa nei nostri fiumi tanta candeggina proporzionalmente al danno che pretende di ottenere. Nel caso del Sordo, nessuno è intervenuto, ma sul Cavaliere, si attendono notizie più concrete dall’Arpa.
In questo caso potrebbe esserci anche un’altra intenzione, quella di addossare colpe non dovute al gestore del depuratore alla MDA S.r.l. Per informazione è importante sapere, che il sistema di depurazione a valle del Cavaliere è uno dei sistemi più all’avanguardia d’Italia per la depurazione delle acque, un brevetto che l’azienda, attraverso i chimici molisani, stanno esportando in tutta Italia. “A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”,recita un vecchio detto andreottiano, non vorremmo che in questo caso si celi un disegno screditante per questa eccellenza tutta molisana, sarebbe lo scempio sullo scempio, intollerabile come è assolutamente inaccettabile vedere e piangere la distruzione che i nostri corsi d’acqua stanno subendo, senza poter intervenire e arginare questi fenomeni, all’apparenza illogici e irrazionali.