In occasione del 55° anniversario dell’Istituzione della Regione Molise, il Presidente del
Consiglio Regionale, Salvatore Micone, ha dichiarato:
“Il 27 dicembre del 1963 veniva promulgata la legge costituzionale che istituiva la Regione
Molise. La proposta del senatore Giuseppe Magliano di Larino, fu sostenuta dai parlamentari
provenienti dal territorio molisano e vide l’impegno diretto, tra gli altri, dello statista
democristiano Aldo Moro.
Frutto di un lavoro lungo, complesso e difficile, il ridisegno della
geografia regionale del paese, il primo e l’unico mai riuscito nella storia repubblicana,
rappresentò la conquista non solo di un’autonomia amministrativa di un territorio ma anche un suo riscatto morale.
Una classe politica, di diverse colorazioni, ma unita sotto il vessillo della difesa di una storia millenaria e spinta dalla voglia di costruire un futuro possibile per questo lembo del paese, allora tra i più poveri della penisola, seppe farsi ascoltare dai grandi partiti, facendosi valere al punto da riuscire a portare a termine un’operazione istituzionale e di azione parlamentare enorme.
Un’azione che era sostenuta dai sindaci, dal mondo della cultura e da quello delle professioni, del commercio, dell’agricoltura e del lavoro in generale che fin dagli anni venti avevano iniziato un percorso finalizzato al riconoscimento di un’entità territoriale omogenea.
Percorso che aveva trovato varie opposizioni fino a quella della Costituente, ma che vide poi un epilogo positivo nel 1963. Riuscì al piccolo Molise, e alla sua “agguerrita” classe dirigente, ciò che non fu permesso ad altre aree di ben più forza socio-politica ed economica del paese.
Non si trattò solo della separazione dall’Abruzzo, in verità le regioni, così come volute dalla Costituzione, non avevano ancora iniziato il loro percorso istituzionale. L’antico “contado di Molise” era nelle competenze territoriali di istituzioni che avevano sede oltre che a Roma, in Campania, nella Puglia, nell’Abbruzzo e alcune addirittura nelle Marche.
Il primo effetto dell’autonomia fu proprio la presenza sul territorio delle sedi delle istituzioni statali che avevano competenze su molte materie. Ciò generò evidentemente meno disagi per le attività del tessuto socio-economico nell’interlocuzione con lo Stato, ma creò anche di rimando una vasta offerta di lavoro e di opportunità fino ad allora insperata.
L’avvio dell’attività amministrativa e legislativa regionale inizia realmente dal 1970 con l’elezione del primo Consiglio reginale. Si comincia nella nuova casa istituzionale e politica dei molisani a parlare di uno sviluppo territoriale che parta dalle peculiarità della popolazione e della vocazione delle diverse aree, per giungere ad una visione di sviluppo coerente con le possibilità offerte dalle diverse strutture socio-economiche della ventesima regione d’Italia.
Da allora tanta strada è stata fatta, si sono certamente commessi vari errori, ma si è sicuramente portato questo territorio che denunciava uno dei PIL più bassi d’Italia e del Mezzogiorno, ad una realtà che tiene il passo, pur con difficoltà, con le aree del centro Italia.
Certo ci sono molti problemi da affrontare, siamo reduci da una crisi economica che ha fatto danni enormi, ma è giusto chiedersi, se non avessimo avuto l’autonomia regionale come avremmo affrontato le tempeste finanziarie e i vari disastri naturali verificatisi in questi anni, da sperduta periferia abbandonata di tante regioni.
Molti, e con diverse ragioni, hanno in questi anni messo in discussione l’opportunità di scegliere la strada di una regione autonoma, guardando allo sviluppo di regioni limitrofe; lo si può comprendere, ma è bene ricordarsi che il Molise era parte residuale di periferie, esso era storicamente assestante, mal collegato con la stessa L’Aquila, e doveva, questo fu il ragionamento de nostri “antenati” politici, immaginare un percorso autonomo confacente alla propria cultura, storia e conformazione morfologica e demografica.
Oggi quell’autonomia duramente conquistata è messa in discussione con i commissariamenti della sanità, con i trasferimenti estemporanei e determinati da razionalizzazioni sconsiderate delle direzioni regionali e provinciali di importanti istituzioni dello Stato e con i sempre più frequenti tagli di risorse e di trasferimenti in ossequio alla logica dei numeri.
Dobbiamo partire proprio Menu, Informazione, Comunicati Consiglio da questo giorno, che è la Festa di tutti i molisani che vivono nel nostro territorio e in giro per il mondo, per rifarci all’entusiasmo e al coraggio dei nostri “antenati” politici che riuscirono con la tenacia sannita in un’operazione di architettura istituzionale e politica improvabile se non impossibile, e lottare per i diritti di questa terra, per l’affermazione dei principi costituzionali di solidarietà e sussidiarietà verticale e orizzontale, per servizi proporzionati alla nostra morfologia e alla demografia.
Una battaglia difficile che però deve essere combattuta con unità di intenti tra le forze politiche le quali certamente possono dividersi per la “ricetta” da attuare per lo sviluppo, ma ogni ricetta ha bisogno di ingredienti per essere realizzata e gli ingredienti istituzionali sono l’autonomia formale e sostanziale della Regione.
Diversamente rischiamo di tornare ad essere periferia abbandonata di realtà più grandi e storicamente e identitariamente già definite da secoli. Auguri dunque a tutti i cittadini molisani, auguri a tutti i loro rappresentanti politici di ogni schieramento, auguri alle aziende e ai loro lavoratori che con tenacia restano ad operare in questa terra, auguri al mondo della scuola che deve formare i nostri giovani e renderli degni della storia millenaria del luogo in cui sono nati, auguri ai nostri corregionali che sono dovuti andare a lavorare all’estero ma che hanno lasciato il cuore in questi nostri borghi, auguri ai nostri anziani che ci hanno donato una realtà migliore di con loro l’avevano trovata, con l’auspicio che tutti insieme potremo rinnovare l’impegno a lavorare per questo nostro amato Molise”.