di Alessia Tonti

Era Il 19 agosto 1978 quando ad Isernia veniva scoperto uno dei giacimenti paleontologici tra i più importanti d’Europa con numerosissimi reperti che hanno reso il sito di grande interesse mondiale, Oggi a distanza di 41 anni da quella scoperta si festeggia un compleanno silente, come se questo sito fosse rientrato nella normalità delle cose, un bel vaso d’autore messo su un mobile a cui la vista si è talmente abituata a vederlo che non ci fa più caso.

Eppure su questa scoperta sono confluite le speranze di diverse generazioni in attesa che la visitazione turistica prendesse piede, ma fino ad oggi solo mere illusioni. Se non fosse per quelle scolaresche che si riversano in numero esiguo, circa 5.000 visitatori l’anno nel museo del paleolitico di Isernia, ci sarebbe addirittura un saldo negativo, nonostante gli sforzi della sovrintendenza, dei diversi amministratori nel corso degli anni e l’aver realizzato un’ottimale struttura per accogliere i fruitori della nostra storia primordiale.

Certamente, oltre ai rinvenimenti di ossa di animali preistorici, quel cranio atteso dell’Homo Aeserniensis non è stato ritrovato, ma la svolta importante è stata fatta nel 2014 con il rinvenimento del famoso “Dentino” umano, una scoperta che arricchisce  il museo e ne valorizza la visitazione. Comunque a distanza di 41 anni, la politica e i cittadini, pur capendo che intorno a questa scoperta doveva svilupparsi un indotto turistico, non vi è stata ancora quella svolta che ha convinto gli isernini a votarsi al turismo come mestiere.

D’altronde potrebbe essere ancora presto, come affermava già una decina di anni fa il professor Carlo Peretto Paleontologo dell’Università di Ferrara che ha diretto i lavori  subito dopo la scopetta, il quale affermava che il giacimento di Neanderthal  il più grande giacimento del Pleistocene, solo dopo 60 anni dalla sua scoperta nel 1899 a Krapina in Croazia, cominciò a svilupparsi  quell’indotto che ha portato questo territorio a una visitazione turistica costante e in aumento e ha fatto la ricchezza di un’intera area croata.

Sarà forse ancora presto anche per il sito della Pineta per sviluppare turismo? Certamente i tempi cambiano e il paragone, se pur pertinente con il sito neandertaliano è improponibile. Dalla fine dell’800 ad oggi tutto è cambiato, quindi i mezzi e la tecnologia dovrebbero accelerare il processo di conoscenza e di promozione di un sito paleontologico di tale importanza come quello di Isernia.

Quindi senza attendere altri 19 anni per vedere i frutti di un turismo che potrebbe essere la panacea risolutiva dei mali endemici del lavoro che manca dopo il collasso della filiera del tessile, ci si augura che i cittadini isernini possano cambiare rotta, rispetto a quella attuale, nella quale preferiscono fuggire all’estero in cerca di lavoro, non credendo allo sviluppo che le risorse messe a disposizione dalla natura e dalla preistoria possano offrire, per restare e produrre ricchezza nella loro terra di origine.

Attualmente a livello regionale, si sta puntando tutto sulle risorse turistiche come volano di crescita generale per il territorio molisano. Il problema è come moralizzare la popolazione e far comprendere che la ricchezza e la stessa sopravvivenza di questo territorio è nelle mani di ognuno che con impegno e assiduo lavoro può decretare la rivalutazione di un territorio con il turismo; territorio destinato altrimenti al declino e allo spopolamento senza rimedi.