Dall’ex amministratore regionale prof Mario Verrecchia, parente dei civili venafrani caduti sotto il “fuoco amico” nell’ottobre ’43 e mai ufficialmente commemorati, “Bellissima la battaglia di civiltà e senso civico per non dimenticare il triste avvenimento”

Dal prof. Mario Verrecchia, già amministratore regionale e parente di un civile venafrano caduto sotto il “fuoco amico” nell’ottobre ’43, riceviamo il comunicato che volentieri ospitiamo in quanto dà l’idea dell’importanza storica, sociale e civile di conservare la memoria di quanto accaduto nel rispetto di tutti i caduti, senza distinzione alcuna. L’ex amministratore e docente, il quale scrive riferendosi al cronista che ha sollevato il caso, puntualizza la necessità di commemorare tutti i civili venafrani morti sotto i diversi bombardamenti dell’ultimo grande conflitto affinché le nuove generazioni conoscano appieno il sacrificio della città ed apprezzino ulteriormente i valori della pace e della concordia. La lettera del docente : “Il tuo interesse per le 18 vittime dei bombardamenti del 4 e 20 Ottobre 1943 a Venafro -attacca Verrecchia riferendosi al cronista- il tuo appassionato impegno affinché il triste avvenimento non vada dimenticato sono uno stimolo per tutti, familiari e concittadini, a non dimenticare. Ecco perché sento il dovere di unirmi a te in questa battaglia di civiltà e di senso civico che ti ha sempre contraddistinto e che ti fa onore. In un ‘ epoca in cui certi valori vanno perdendosi, ricordare 18 concittadini, morti sotto le bombe oltre 60 anni fa, è apprezzabile. Infatti, a mio avviso, proprio quando si sta andando in caduta libera è necessario reagire e scuotere le coscienze. D ‘ altra parte cosa si chiede se non qualche gesto concreto e simbolico che possa far riflettere sugli effetti negativi della guerra? Cosa sarà mai una semplice lapide o un elenco dei nomi delle vittime alla pari di quanto si è fatto in tanti altri casi? L’ uomo tende a dimenticare ed i simboli servono. Meno male che ci sono persone come te, perché senza il tuo impegno oggi sull’episodio sarebbe caduto un oblio assoluto. Grazie e disponibile per qualsiasi iniziativa utile”. Un intervento oltremodo apprezzabile, questo del docente, che testimonia la vicinanza a valori e idee assolutamente intramontabili, quali il senso umanitario ed il civismo che sono le fondamenta di ogni società democratica. A questo punto non resta che augurarsi da parte del Comune di Venafro la doverosa e duratura ufficializzazione di quanto avvenuto il 4 e 20 ottobre 1943 in località Chiaione a Venafro, periferia ovest dell’abitato, con la morte di 18 civili venafrani ambosessi e di età diverse, sin qui di fatto dimenticati nella loro tragedia di vita.

Tonino Atella