di Pietro Tonti

In questa città ci deve essere un sortilegio, una maledizione per cui chiunque amministra finisce per affossarsi.

Lo aveva capito anche il  grande Pier Giuseppe Baccaro, maestro e musicista, di Roccamandolfi, ma che, avendo vissuto ed avendo lavorato ad Isernia per tantissimi anni, creava la massima:  “Sergn’ è nu fuoss’ e chiunque c’ vè z’affossa”. Qualcuno aveva giudicato questa affermazione in positivo, pensando che Isernia era talmente ospitale che chiunque arrivasse, mettesse radici. Con il senno di oggi sappiamo che è l’esatto contrario.

Qui si affossano le attività commerciali che senza guadagni chiudono; si affossano le amministrazioni prive di iniziativa e amore per la città; si affossano persino le autorità prefettizie che si alternano alla tutela del territorio.

Tutti si adeguano al lassismo, alla lenta agonia, al sonno eterno. Chiunque tenti di svegliare da questo torpore, di scuotere per risvegliare gli animi viene escluso, preso per folle e tutto continua in quella fase di stallo, di congelamento.

Persone e cose paralizzate da un vento malefico che le trasforma in statue di sale, prive di volontà,  ferme per sempre. Non si spiega altrimenti, quello che accade sotto i nostri occhi. Mentre Castel Di Sangro, Campobasso, e le altre città in tutta Italia organizzano eventi culturali, mercatini, concerti ogni sera, rispettando le regole del distanziamento sociale, con mascherine, posti a sedere ben distanziati e sicurezza generale applicata come dai vari DPCM ministeriali e regionali, ad Isernia non vi è un minimo di evento, tutto tace.

L’inerzia amministrativa gestionale si nasconde dietro il virus, non si raggira l’ostacolo, troppo faticoso affrontare le regole, è preferibile fare un passo indietro, come recita il Prefetto di Isernia su l’evento più riuscito del 2019 “Magnastoria” da replicare nel 2020 e stoppato da quell’affossamento naturale di cui accennavamo.

Di passi indietro Isernia ne sta facendo di giorno in giorno, di questo passo ritorneremo alla preistoria, conosceremo di persona l’Homo Aeserniensis.

Dopo 73 minuti di discussione ci informa il patron di “Magnastoria” Emilio Izzo, anche l’Asrem ha proclamato un editto di bocciatura con una posizione senza precedenti. Per la direttrice Scafarto, il cibo portato da casa costituirebbe un pericolo aggiunto per la trasmissione del virus.

Pasta e fagioli, lasagne, insalate e dolci prodotti in casa diventano a Isernia veicolo di contagio. Una nuova scoperta della scienza tutta molisana, mai pubblicata su riviste scientifiche, mai citata da virologi di chiara fama, ma questa asserzione “boutade”ha convinto tutti:”Magnastoria non s’ha da fare”.

Se il Molise non esiste, Isernia è  la città del no perenne. Alla negazione si alterna la contraddizione. Ogni sera nel centro storico orde di giovani senza il minimo distanziamento sociale si danno appuntamento per la lenta movida, presidiati dalle forze dell’ordine impotenti, ma presenti, osservano lo struscio spagnolo fino all’alba.

Naturalmente da mesi non si registrano contagi diretti se non importati da vacanzieri. Allora per non morire affossati il trasferimento in altre città vicine è d’obbligo per la pace eterna di tutti i preposti al bene della città: Isernia è una Biancaneve custodita nella bara di vetro in attesa del principe azzurro che la risvegli. Chissà se arriverà con le prossime elezioni 2021?