La vicenda di Julen, il bimbo spagnolo di due anni precipitato in un pozzo profondo, ricorda quella tragica di Alfredino Rampi, il fanciullo della provincia romana che Vincenzo Di Lauro della CMV di Venafro cercò di salvare ma nessuno gli diede ascolto

di Tonino Atella

I soccorritori, dopo settimane di impegno e duro lavoro e scavando un pozzo parallelo, sarebbero finalmente giunti (condizionale d’obbligo alla luce delle incertezze delle ultime ore circa l‘operazione di salvataggio in corso) alla profondità dove dovrebbe trovarsi Julen, il bimbo spagnolo di 2 anni finito in un pozzo profondo sessanta metri ed oltre. In queste ore, che sono quelle cruciali per l’auspicabile lieto fine della vicenda, si spera di trovare ancora in vita e in buona salute il piccolo per riportarlo finalmente in superficie e riconsegnarlo ai propri genitori. E’ quanto si augurano i tantissimi soccorritori che da settimane lottano contro il tempo a Malaga e soprattutto è l’auspicio di mamma e papà di Julen che sperano nel salvataggio in extremis del loro piccolo. Tale delicatissima vicenda, che continua a tenere col fiato sospeso l’opinione pubblica mondiale data la drammaticità della situazione, fa venire alla mente altro avvenimento simile accaduto nel 1981 in Italia e che all’epoca vide in prima linea anche il lavoro molisano, esattamente di Venafro, offertosi per risolvere ma rimasto inascoltato. Si era a Vermicino nelle campagne della provincia romana, dove Alfredino Rampi, fanciullo di 9 anni, era precipitato in un pozzo profondissimo senza riuscire più a tornare in superficie nonostante l’impegno di tanti, compreso un vigile del fuoco che opportunamente imbracato si calò nelle profondità della terra, riuscì anche a toccare il piccolo Alfredino incastrato nel sottosuolo ma, nonostante ogni sforzo per tirarlo su, fu impossibilitato a liberarlo e non ce la fece a salvarlo. All’epoca era Presidente della Repubblica Italiana Sandro Pertini e proprio a Pertini si rivolse l’allora imprenditore venafrano Vincenzo Di Lauro, titolare della CMV (Costruzioni Macchine Venafrane), azienda specializzata in perforazioni e diagnostica del sottosuolo, ed i cui apprezzati  macchinari operavano in tanti angoli della Terra. Di Lauro, appresa la tragedia di Vermicino, non perse un solo minuto e in assoluta convinzione chiese d’incontrare e parlare direttamente col Presidente Pertini, che all’epoca trascorse diverse ore sull’orlo del pozzo nel quale era caduto il povero Alfredino Rampi, come documentato dalle trasmissioni tv di allora. Di Lauro, forte delle personali conoscenze in materia di perforazioni e diagnostica del sottosuolo, nozioni apprese sul campo ossia nella realtà della vita, raggiunse personalmente Vermicino ed espose a tanti le proprie teorie per riportare Alfredino in superficie, se gli avessero fatto fare quanto sosteneva. L’imprenditore venafrano chiese che maestranze, trivelle e macchinari della propria azienda  fossero messi nelle condizioni di scavare un pozzo parallelo a quello in cui era precipitato Alfredino Rampi, esattamente come è stato appena fatto 38 anni dopo a Malaga in Spagna per cercare di salvare Julen. Una volta raggiunto nelle viscere della terra il fanciullo romano attraverso il pozzo parallelo, asseriva convinto Vincenzo Di Lauro, pioniere dell’industria meccanica venafrana, lo si sarebbe spinto dal basso verso l’alto per riportarlo finalmente in superficie sano e salvo. Solo così, ne era certo Di Lauro, si sarebbe potuto salvare Alfredino. Purtroppo però l’imprenditore molisano, che tanto si prodigò impegnandosi a mettere in campo gratuitamente le risorse umane e produttive della propria azienda senza alcun tipo di rimborso economico da parte dello Stato Italiano, non riuscì a farsi ascoltare, non ebbe il credito sperato. E purtroppo il fanciullo romano, sprofondato intanto ancora di più nel sottosuolo, non vide più la luce del sole né il suo corpo venne più ritrovato. Adesso il mondo intero spera in tutt’altra e più fortunata conclusione per la vicenda del piccolo di Malaga, Julen, perché possa tornare a sorridere e crescere tra le braccia di mamma e papà.