Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata dall’associazione al Presidente del Consiglio.

Egr. Presidente,

in occasione del Suo rientro nel comune natale a Volturara Appula (FG) di domenica 23 settembre, preceduto dalla visita a San Giovanni Rotondo (FG) di sabato 22 settembre per partecipare al 50° anniversario della morte di San Pio di Pietrelcina, ci permettiamo di  trasmetterLe un appello molto semplice sul diritto al futuro delle aree interne dell’Italia Meridionale.

Dopo Aldo Moro nato a Maglie (LE), la Puglia ha espresso il secondo Presidente del Consiglio dei Ministri, che pur impegnato professionalmente da tempo, tra Roma e Firenze, non ha mai dimenticato la Provincia di Foggia e l’area del Fortore a confine con le Province di Benevento e di Campobasso.

Evitiamo di riferirci agli studi della Banca d’Italia, dell’ISTAT, dello SVIMEZ, del CENSIS e degli altri centri di ricerca che attestano la crescita del divario socio-economico tra il Mezzogiorno ed il Centro-Nord, e tra le aree costiere urbanizzate del Sud e le zone interne collinari e montane. Sono dati conosciuti che non serve ribadire.

Il punto che ci preme sottolineare è che senza un’inversione di tendenza nei processi di sviluppo e nell’erogazione di servizi essenziali per i cittadini, diverse comunità, borghi o intere aree svantaggiate del Mezzogiorno, tra cui Volturara Appula (FG), San Bartolomeo in Galdo (BN) o più banalmente Tufara, Macchia Valfortore o Sant’Elia a Pianisi in Molise, sono destinate a medio termine ad essere cancellate dalla carta geografica.

Il calo demografico è talmente accentuato che non si intravede alternativa credibile capace di trattenere sul territorio i giovani del posto. Anzi, sempre più spesso, anche persone più attempate o intere famiglie si trasferiscono  verso i centri maggiori o prendono la strada del Nord-Italia, Nord-Europa o Nord del Mondo.

Il Sud abbandonato dallo Stato finisce nelle mani di poteri oscuri come quelli che in Provincia di Foggia hanno assassinato 300 persone nel periodo 1997-2017, trasformando una terra ricca già capitale dell’agricoltura italiana in cui si fissava il prezzo del grano e altre materie prime, in una periferia colonizzata in cui le istituzioni pubbliche sono state progressivamente messe ai margini dell’agire collettivo.

Se a Bari non si amministra più la Giustizia, perchè non c’è una sede fisica per i Magistrati, a Foggia, dopo la chiusura del Tribunale di Lucer,a non va meglio se è vero che per una prima udienza in materia di lavoro occorrono anni.

La riduzione delle Amministrazioni Provinciali a vuoti simulacri si è sommata al drastico taglio dei trasferimenti finanziari ai Comuni, alla soppressione delle Comunità Montane e allo svuotamento di funzioni di Prefetture, Enti Pubblici, Consorzi e Agenzie Nazionali o Regionali. Questa linea di smantellamento istituzionale è foriera di ulteriori soppressioni, accorpamenti e tagli nei presidi giudiziari, nella gestione della pubblica sicurezza e in tutte le articolazioni dello Stato sui territori.

Con la scomparsa dell’intervento straordinario nel Mezzogiorno, il mancato appostamento delle somme nel bilancio ordinario statale vincolate al Sud, il taglio agli investimenti nelle opere pubbliche, l’inadeguato finanziamento degli Atenei meridionali, la sottostima del fabbisogno sanitario e la mancata vigilanza sulla percentuale di appalti nel Mezzogiorno di Ferrovie dello Stato, Enel, Autostrade, Anas, Enea, Inea, Ismea, Rai, telefonia, digitale,ricerca. innovazione, istruzione, Ministero dei Beni Culturali, ecc. è saltato il compromesso sociale tra Nord e Sud a detrimento dei servizi pubblici essenziali e delle opportunità di lavoro nel Mezzogiorno.

È evidente che misure assistenziali di corto respiro non consentirebbero di ribaltare il paradigma di un’irrisolta Questione Meridionale. Al contrario bisogna porre come prioritaria una strategia per lo sviluppo delle Aree Interne quale imperativo etico a maggior ragione per un Premier che nasce in una delle zone in cui la desertificazione sociale, lo spopolamento ed il progressivo invecchiamento della popolazione è tra le più alte d’Italia.

L’area del Fortore beneventano, molisano e dauno, paga il prezzo di essere considerato lembo periferico dalle Regioni Campania, Puglia e Molise, è difficilmente raggiungibile e manca di infrastrutture essenziali. La Statale Foggia – Campobasso è tra le più anacronistiche d’Italia, non esiste ferrovia, per raggiungere l’ospedale più vicino è una scommessa, la mobilità è a singhiozzo, non mancano discariche o sversamenti che causano il fenomeno delle alghe rosse nell’invaso di Occhito, ed è tutto un proliferare di pale eoliche in località in cui la ventosità è  limitata.

Nel mentre nel Nord si parla di quadruplicare le strade statali, i passanti ferroviari e migliorare la connessione veloce, gli interporti e gli aeroporti,  nelle aree interne del Sud, la viabilità provinciale è saltata, le ferrovie sono a binario unico o non esistono, la connessione è lenta e le strade statali nel migliore dei casi sono a due corsie con frane ultradecennali o sensi unici alternati. La Provincia di Nicola Sacco e Giuseppe Di Vittorio non può tollerare i ghetti in cui nuovi schiavi vengono ammassati per spremerli a 2 ore l’ora, o portati a morire su automezzi senza alcuna sicurezza.

Il Sud, Foggia, Benevento, Campobasso, l’area del Fortore e le zone interne meridionali hanno diritto al futuro e spetta allo Stato disegnare una strategia di sviluppo che ripristini la legalità, sconfigga le mafie e assicuri servizi essenziali, opportunità di lavoro e infrastrutture adeguate a cittadini che meritano maggior rispetto.

Distinti saluti